E’ tornato a Milano, al Teatro San Babila, per una sola settimana di programmazione, il musical “Gian Burrasca”, prodotto da L’Artistica di Lorenzo Vitali.
Il pubblico che già conosce i lavori di questa compagnia (“Il violinista sul tetto”, Fame”, per citarne alcuni, n.d.r.) è già preparato al tipo di prodotto cui andrà ad assistere. E non serve interrogarsi sulla qualità del prodotto, nel caso specifico di questo riallestimento.
Nuovo cast rispetto all’edizione del debutto di due anni fa, dove il protagonista era Marco Morandi.
Stavolta, ci troviamo di fronte a un cast giovane nel vero senso della parola. Nulla da eccepire su tutti i compagni di collegio del “cataclisma” Giannino Stoppani, veri talentuosi.
A vestire i panni di Gian Burrasca stavolta è Stefano Simmaco, il cui crescente talento si nota davvero, così come però si nota che sul palcoscenico si diverte molto meno rispetto al suo predecessore.
Pappa col pomodoro a parte, pare che il lato esilarante dello spettacolo, in questa versione, sia nelle mani degli “adulti” della compagnia: i signori Stoppani (Angela Dematté e Umberto Noto) e soprattutto la zia Bettina/Signora Geltrude (Stefania Pepe). Non è certo da trascurare che l’uso dei vari dialetti all’interno dello spettacolo risulta un espediente narrativo davvero azzeccato, adattandosi al periodo oggetto del racconto, ossia l’Italia fresca di unificazione.
Come di consueto, infine, non passa inosservata l’interpretazione nelle vesti di attore del regista Bruno Fornasari, che nello spettacolo recita nel doppio ruolo di Carlo Nelli e del cuoco del collegio.
Comunque, questa produzione rimane un esempio di quanto, a volte, siano inutili ragionamenti eccessivi sulla maggiore o minore qualità del prodotto come fattore essenziale al fine di riscuotere il consenso del pubblico e della critica. Questa produzione può piacere o non piacere, ma rimane un punto fermo nell’ambito dell’offerta degli spettacoli musicali nostrani.
Milano, Teatro San Babila, 28 novembre 2006
Visto il
al
Sociale
di Stradella
(PV)