Prosa
GIORNI FELICI

"Giorni Felici" di Robert Wilson

"Giorni Felici" di Robert Wilson
Una tenda bianca brilla, ondeggia, fluttua nel vento e ipnotizza, finché appare la scena, incantevole magia di luce e di colore. Il testo è di Samuel Beckett; regia, scene e luci sono di Robert Wilson, artista visivo e regista visionario, che ha fatto del teatro uno dei suoi principali luoghi di sperimentazione. A dare forma a tutto lo spettacolo è la luce, usata in modo radicale, intensa, cangiante, spesso abbagliante; al centro della scena la petulante Winnie, si staglia sulla parete accesa, in cima a vulcano nero e spigoloso, un’eruzione d’asfalto. E’ una donna ormai anziana, costretta a vivere su una carrozzella. La condizione di immobilità di Winnie è rappresentata dal suo essere immersa nell’asfalto, e non in un tumulo di terreno come è scritto nella versione beckettiana, testo che esprime tutta la forza vitale della condizione umana. E’ una tragicommedia “Giorni Felici”, e quando fu messa in scena nel 1963 fu stroncata dalla critica, Jean Gautier definì quest’opera vergognosa e insopportabile. Paradossalmente, invece, è l’opera che esprime meglio il formidabile attaccamento umano all’esistenza, anche nelle condizioni più estreme. Attraverso la creazione di una precisa tessitura gestuale, Winnie, interpretata dalla bravissima Adriana Asti, gioca in continuazione con gli oggetti che custodisce nella sporta, la borsa dei ricordi che le servirà nel futuro, quando tutto sarà finito, quando i giorni felici saranno ormai un lontano ricordo, e in quella borsa fruga ora con patetica tragicità, ora con desolazione, ora con improvvisa allegrezza. La donna rivela ancora tanta energia e una sorta di spensieratezza e di civetteria; non fa che parlare, si guarda allo specchio, s’imbelletta, cura il suo aspetto, gioca con l’ombrellino, con lo spazzolino e il dentifricio, si sistema il cappellino, guarda con una lente d’ingrandimento una formica che trasporta con sé un’enorme pallina bianca, e solo di tanto in tanto si lascia andare allo sconforto. Ma subito riprende il sorriso, e cerca in continuazione un dialogo col vecchio marito Willie, un dialogo che in realtà è un monologo meraviglioso, perché Willie è quasi assente, raramente risponde, a volte brontola qualcosa, legge il giornale e lascia che la moglie parli da sola, giorno dopo giorno. La vita dei due coniugi scorre nella noia quotidiana, ma il legame con marito tiene Winnie in vita, nonostante ogni tanto giochi con una pistola che custodisce insieme agli altri oggetti, ma che non utilizzerà mai. Significherebbe rinnegare quella vita felice che ogni giorno lei dice di vivere, nonostante il meccanico ripetersi del trillare delle sveglie, dei giorni, delle azioni e delle parole, ormai senza senso, cariche di malinconia. E’ lenta la caduta, inesorabile, verso il nulla, ma Winnie, ostinata, sa andare avanti e continua a trasformare in giorni felici i giorni che passano.
Visto il 11-12-2009
al Piccinni di Bari (BA)