Verona, l’amore e la morte.
Sin dalle prime note del prologo, appare chiaro quali siano i tre protagonisti di ”Giulietta e Romeo, il più atteso musical italiano degli ultimi vent’anni.
Così Richard Cocciante, reduce dal grandioso e decennale successo di “Notre Dame de Paris”, in cui celebrava Parigi ed uno dei capolavori della letteratura francese, ritorna , dopo il meno fortunato “Petit Prince” dal romanzo di Saint Exupery, ad essere il nostro Riccardo Cocciante e fa omaggio alla sua seconda patria d’adozione con questo vero e proprio monumento all’arte italiana (anche se il plot narrativo, più che alla novellistica nostrana, è fedelissimo al dramma di Shakespeare).
Arte italiana che traspare dalle proiezioni multicolori e tridimensionali di Paola Ciucci, che disegnano dei mirabolanti trompe L'oeil sulla scenografia neutra di Daniele Spisa, per ottenere interni ed esterni realistici, ma anche simboli evocativi che accompagnano le tante scene e ne consentono i veloci cambi. Certo, qualche volta il kitch è in agguato (vale per tutti l’esempio dei puttini che, durante le nozze, si staccano dalle colonne della chiesa per volare e spargere di petali rosso fuoco i due protagonisti) ma siamo nel musical, e qualche concessione al pittoresco possiamo concederlo.
Sono un esempio vincente di arte italiana anche gli splendidi e ricchissimi costumi del premio Oscar Gabriella Pescucci, fedeli alla realtà storica più di quanto ci si possa aspettare in uno spettacolo del genere.
Il tutto è coordinato dalla regia di Sergio Carruba, per la verità più impegnato all’estetica dello spettacolo che alla direzione degli interpreti, spesso schiacciati in una bidimensionalità che non fa giustizia ai mezzi a disposizione
Ma protagonista è e deve essere la musica.
Chiariamo subito che se qualcuno si aspetta una clone del precedente spettacolo, allora potrebbe rimanere deluso, o semplicemente sorpreso.
Sì, perchè l’omaggio all’arte italiana si sublima in questa partitura che mescola sonorità pop – rock, a danze popolari nostrane, madrigali medioevali, e melodramma. Un mix che produce un risultato affascinante, anche se chiaramente strizza meno l’occhio al pubblico delle orecchiabili ballate francesizzanti di “Notre Dame”.
Non c’è, per intenderci, un brano fortemente trainante come “Belle”, ma tanti piccoli gioielli che compongono una deliziosa parure.
Dei testi di Pasquale Panella, invece, preferiamo non parlare, poiché l’ingrato compito di tradurre in canzone l’immortale opera del genio di Shakespeare, porta ad inutili e nocivi paragoni.
In quanto agli interpreti, i produttori hanno deciso di creare due cast che si alternano ogni sera, pertanto possiamo limitarci a segnalare solo gli artisti che abbiamo visto ed ascoltato in occasione della rappresentazione a cui abbiamo assistito.
Si tratta di un cast composto da giovanissimi, alcuni addirittura alla prima esperienza e minorenni, come la bravissima diciassettenne Alessandra Ferrari, una Giulietta perfettamente in ruolo, dolce e determinata, con uno straordinario talento canoro, che con gli anni e l’esperienza potrà portarla molto lontano. Sicuramente il più applaudito (e più che meritatamente) è Gian Marco Schiaretti, che ha suscitato la più bella emozione dello spettacolo nella scena della morte di Mercuzio, il suo personaggio, cantando ed interpretando in maniera encomiabile (azzardiamo di aver visto in lui un erede del migliore Massimo Ranieri). Ottime le prestazioni di Chiara Luppi (la nutrice), Francesco Antimiani (Capuleti) e dell’appena sedicenne (si fa fatica a crederlo!) Damiano Borgi, che riesce ad utilizzare in maniera a dir poco virtuosistica la voce, che va dai toni baritonali a quelli più alti.
Ottima presenza scenica e phisique du role per Flavio Gismondi, che interpreta un Romeo tenero e credibile, a cui forse però l’inesperienza ha giocato qualche scherzo sull’intonazione di alcuni pezzi.
Completano il cast Gaetano Caruso (il Principe), Giuseppe Pellingra (Montecchi), Valerio Di Rocco (un inquietante Tebaldo) e Luca Maggiore, malinconico frate Lorenzo dalla voce forte e melodiosa.
Grande successo tributato dal numerosissimo pubblico, che ha culminato in una straripante standing ovation all’apparire del piccolo grande Riccardo, che, di bianco vestito, ha intonato col resto del cast il brano di apertura.
Napoli, Arena Flegrea, 16 Giugno 2007
Visto il
al
Vitrifrigo Arena
di Pesaro
(PU)