Genova, teatro Carlo Felice, “Giulio Cesare” di Georg Friedrich Händel
BAROCCO DI LUCE
In un Egitto simbolico e metafisico, in cui affiorano le tracce della storia, una nave dorata accosta a un lido deserto inondato di luce bianca, scende Cesare, trionfante, dal napoleonico portamento. Sulla scena si aggira un insistente coccodrillo, metafora del Nilo, della lotta fratricida, della crudeltà. Così inizia lo spettacolo di Herbert Wernicke, ripreso con successo da Björn Jensen e Derek Gimpel, un Giulio Cesare ironico e moderno, moderatamente provocatorio, ma che non tradisce lo spirito dell’opera.
La scena è una pietra nera ricoperta di geroglifici, sormontata da un piano inclinato che, a seconda dei momenti musicali e della luce, diventa specchio, monolite incombente, cielo stellato, valva di conchiglia che si abbassa per racchiudere in una dimensione più intima un intenso momento musicale. La nave dorata riappare alla fine, per suggellare la circolarità dell’opera e ristabilire il trionfo iniziale, con tanto di coccodrillo a bordo. Le splendide luci di Hermann Münzer sono parte integrante della scenografia, colorano la scena e i personaggi, modificano il contesto scenico, commentano le situazioni, visualizzando il caleidoscopio di affetti espressi dal canto. Il gioco di luce desta meraviglia e opera trasformazione, rendendo così “barocco “uno spettacolo minimale e moderno. Ci sono altri topoi barocchi: lo specchio che moltiplica le immagini e le prospettive, il palazzo di Tolomeo rappresentato come un labirinto, il teatro nel teatro.
Il Parnaso è il teatro delle meraviglie che Cesare osserva dalla platea, divertissement esotico, quintessenza di un oriente luccicante e artificioso in cui si muove una Cleopatra liberty e seducente. Di grande effetto la luce che trasforma le silhouettes in bianco e nero delle muse in statuine dorate.
Aspetti aulici e provocatori s’intrecciano, frammenti di obelischi trasportati come bare di caduti anticipano il solenne recitativo di Cesare, funebre omaggio a Pompeo, la cui testa però diventa poi palla con cui giocare, mappamondo da schiacciare con un piede in un attacco isterico di Tolomeo.
Non nuove alcune trovate di regia, come i cartelloni didascalici e ironici portati in scena, il giubilo finale dei turisti che irrompono per fotografare l’Egitto da cartolina, Nireno-regista che acclama con un megafono Cesare vincitore, Cleopatra che sfoglia la corona d’alloro di Cesare come fosse una margherita.. ma contribuiscono a movimentare lo spettacolo e ad avvicinare il pubblico all’opera barocca.
Diego Fasolis con gesto preciso e incisivo ha offerto una lettura convincente, caratterizzata da grande vigore ritmico, ben equilibrata. Attento nella scelta dei tempi, il direttore è riuscito ad assecondare perfettamente i cantanti e a sottolineare i differenti registri musicali della partitura.
L’orchestra del Carlo Felice ha dato una buona prova in un repertorio finora poco frequentato, anche se ancora lontana da sonorità barocche, luminose e vibranti.
Sonia Prina, grazie agli ottimi gestualità e movimento scenico, ha reso la mobilità e le sfaccettature di Cesare. Con buona tecnica e disinvoltura ha ben risolto sia i momenti patetici che quelli eroici, risultando espressiva nei recitativi accompagnati.
Carmela Remigio, dalla voce seducente e di buona estensione, è riuscita a evocare tutta la gamma emozionale e psicologica di Cleopatra; i migliori risultati sono stati nei passi lirici e appassionati, più vicini al suo repertorio tradizionale.
Cornelia, tragico personaggio dietro la cui sventura traspare un nobile distacco, è stata interpretata con grande proprietà di stile da Marina Liso, voce piena e armoniosa che ha contribuito a evidenziare l’aspetto nobile e severo della patrizia romana.
Marina Comparato ha interpretato con stile e sicurezza la parte di Sesto. La voce si è mirabilmente prestata alle agilità per dipingere i moti del cuore dell’adolescente impetuoso, fremente e sensibile, ma ancora timido e all’ombra della madre.
Il controtenore Max Emanuel Cencic, Tolomeo lascivo e ambiguo, ha dimostrato un estremo controllo della linea vocale e dello stile e facili agilità.
Di buon livello vocale e interpretativo il resto del cast: Vittorio Prato, Mirco Palazzi, Josè Maria Lo Monaco.
Calorosi e meritati applausi per tutti da un pubblico attento fino alla fine.
Visto a Genova, teatro Carlo Felice, il 27/03/07
Ilaria Bellini
Visto il
al
Carlo Felice
di Genova
(GE)