La Compagnia Itermini, con a capo Andrea Baracco, rielabora la famosa tragedia shakespeariana e ne allestisce una versione originale e prorompente.
Il “Giulio Cesare” di Shakespeare è un’opera singolare. Infatti, al di là del celebre personaggio a cui fa riferimento il titolo, la pièce del bardo inglese, in realtà mette in scena tutto ciò che fa da contorno all’uccisione dell’Imperatore romano, a cominciare dal complotto per continuare con il popolo in preda agli scontri sociali. Nel testo di Shakespeare, si parla di Cesare, ma costui rimane quasi un personaggio secondario.
Andrea Baracco e Vincenzo Manna, nel loro adattamento dell’opera, fanno ancora di più: lasciano in scena i personaggi più vicini a Cesare o che ruotano attorno al complotto. Non c’è, invece, Cesare.
Ci sono i presagi funesti e dolorosi della moglie, Calpurnia (interpretata da una splendida Ersilia Lombardo), gli intrighi messi in moto dal cattivissimo Cassio (interpretato dal bravo Roberto Manzi), il tormento di Bruto (interpretato da un meraviglioso Giandomenico Cupaiuolo), c’è la partecipazione al complotto di Casca e Ottaviano (entrambi interpretati dal bravo Lucas Waldem Zanforlini) e poi, ancora i dubbi amorosi di Porzia (Livia Castiglioni) sulla fedeltà di suo marito Bruto, le richieste avanzate da Marc’Antonio (Gabriele Portoghese)… e, infine, la battaglia di Filippi, in cui pure Cassio che finora li aveva mossi come pedine, trova la sua fine.
Insomma, nella pièce allestita da Andrea Baracco si mostra un microcosmo di persone alle prese con un unico “problema”: Cesare.
Se ne parla. Ci si prepara ad incontrarlo. Ma Giulio Cesare non compare mai in scena.
Il testo, e la pièce nel suo insieme, è talmente unitario che non parlerei di scene per definire gli incontri tra i vari personaggi. Baracco, infatti, con la sua regia va oltre: crea un corpo unico e unitario che oltre ad allestire, sviluppa l’argomento. Le scene si fondono l’una nell’altra.
Lo spettacolo si regge, oltre che sull’inventiva registica, anche sulla bravura degli attori. O meglio, le due cose vanno di pari passo.
Il cast, affiatato e strepitoso, è composto da 6 attori meravigliosi, tutti abili interpreti, agili e capaci di parlare col corpo prima ancora che con la parola, grandi creatori di personaggi, dotati di grande energia e comunicatività, sia nei confronti del pubblico che dei partner in scena, in perenne e fertile contatto tra di loro, per oltre 2 ore di spettacolo trascinanti nelle quali, peraltro, non si smette di ammirare quante possibilità di utilizzo ci sono per le 3 porte che si muovono in scena, ora celando, ora rivelando, ora sostenendo, ora rompendo gli schemi, ora unendosi, ora spiazzando l’”avversario”, come fossero esse stesse attori in carne ed ossa, trasformandosi in antagonisti e trasmettendo l’idea di un universo imprevedibile, oscuro, maligno.
D’altronde, l’insieme dei movimenti della compagnia è strutturato in un’esecuzione impeccabile, in un continuo relazionarsi con l’altro o con gli oggetti in scena: le 3 porte, la sedia, i gessetti, le lampadine, i mazzi di fiori o i cappelli. Tutti sono “attori” e tutti hanno un uso molteplice e contemporaneamente consono a far capire cosa succede. Tra il simbolico e l’evocativo. Come se fossero tutti effetti speciali. Una scenografia fatta di pochi oggetti, ma ben utilizzati. Accompagnati da musiche perlopiù rock a sottolineare gli eventi e da effetti di luci.
Anche i costumi esprimono la diversità dei personaggi, ma ognuno in una forma personale e diversa di eleganza: dal classico di Bruto, al completo nero con frac di Cassio, all’abito bianco di Porzia,… fino ai trench verdognoli della battaglia di Filippi.
Sono personaggi ben definiti e inconfondibili, uno diverso dall’altro, ma tutti uniti da un lavoro registico e attoriale evidente e appassionante.
Trovo che Baracco sia un grande regista, mi piace il dinamismo e l’evocazione del microcosmo giulio-cesariano che ha creato. La sua regia è creativa, convincente, vivida e illuminante. Imprevedibile. Sa creare, con poco, un corpo unitario nel quale l’uno non esiste senza l’altro e, nel quale, si può andare avanti con creatività ad oltranza per raccontare un evento storico ed epocale come quello delle idi di marzo, utilizzando, e lavorando su, un testo complesso ed avvincente scritto da uno dei più grandi autori di sempre, Shakespeare.
In conclusione, il “Giulio Cesare” di Andrea Baracco è uno spettacolo bellissimo pieno di ritmo, una grande operazione registica, frizzante ed elegante, con un cast affiatato e trascinante. Senz’ombra di dubbio uno dei migliori spettacoli in circolazione.