Il nuovo allestimento de Gli innamorati, di Carlo Goldoni, affidato alla regia di Enrico Fasella, interpretato da Miriam Mesturino, Luciano Caratto e la Compagnia Torino Spettacoli, incontra il favore del pubblico. C’è da dire, però, che le schermaglie amorose tra i protagonisti, Eugenia e Fulgenzio, si sarebbero potute apprezzare meglio, se l’intera rappresentazione non fosse stata viziata dal chiacchiericcio dei molti liceali presenti, più interessati ai costumi d’epoca che non alla recitazione di attori e attrici sul palco… Vivaddio, comunque, in questi casi, quando il teatro riesce ad avvicinarsi ai giovani.
A parte questo, grande merito va a tutta la compagnia, con un riconoscimento maggiore alla simpatia di Domenico Berardi (Fabrizio, zio della protagonista) e Andrea Puglisi (il servo Succianespole). Notevole ancora l’eleganza interpretativa di Stefano Fiorillo, la leggiadria della cameriera Lisetta (Maria Elvira Rao),il sarcasmo sempre composto di Andrea Marrocco (il conte Roberto) e il benevolo realismo di Flamminia (Barbara Cinquatti).
Miriam Mesturino e Luciano Caratto si destreggiano, non sempre con spiccata disinvoltura, ma comunque con abilità, dallo status di “amanti sospirosi” a quello di “promessi sposi assai litigiosi”.
La veemenza di entrambi è, a tratti, forzata, quasi a voler sottolineare, pur senza particolare necessità, i momenti d’eccesso, durante i quali Eugenia e Fulgenzio diventano la caricatura di loro stessi, quasi come è richiesto espressamente, invece, al personaggio di Fabrizio (e, in quest’ultimo caso, il pubblico apprezza, ndr).
Gelosia, ripicca e anelito di emancipazione sembrano fare da perno all’intera vicenda, tratteggiando un tipico ritratto di famiglia che oggi potrebbe essere molto vicino alle amorevoli ripicche “alla Sandra e Raimondo”, al quale ci aveva abituati Casa Vianello.