ParmaDanza in pochi anni ha conquistato un posto di rilevo nelle rassegne coreutiche con cartelloni sempre di alta qualità, mai scontati, che spaziano tra vari generi di danza, mantenendo sempre un livello eccellente nella proposta sia per quanto concerne i programmi che le compagnie. Il festival quest'anno ha al centro le tantissime repliche fuori abbonamento di Notre Dame de Paris, evento in occasione dei dieci anni di recite.
E' la madrilena Compañìa Nacional de Danza a inaugurare ParmaDanza, che per l'occasione, guidata dal nuovo direttore artistico Hervè Palito, propone all'esigente pubblico ducale un programma comprendente tre balletti (i primi due in anteprima nazionale) del celebre coreografo valenciano Nacho Duato: Gnawa, O Domina Nostra e White Darkness.
Con Gnawa (nome degli adepti di alcune confraternite mistiche musulmane nonché genere musicale del folklore marocchino) lo spettatore viene immediatamente trascinato dal movimento ritmico dei ballerini e dalle musiche esotiche in un percorso mistico-etnico-rituale che esplora e attraversa le radici e i sapori delle contaminazioni mediterranee spagnole e nordafricane. La danza, nonostante non rinunci ai passi a due, è prevalentemente votata a un movimento ritmico corale e tribale.
Sempre legata al tema della spiritualità, seppure in forma diversa, è la seconda coreografia, O Domina Nostra, basata sulla partitura che il compositore polacco Gorecki creò per il seicentesimo anniversario della Vergine Nera di Jasna Gora. Un'enorme croce di corde intrecciate campeggia su una scena dominata dalla figura di una Maria impregnata di forte spiritualità ma anche di mistero, di tormento e di durezza, i cui tratti vengono messi in risalto, oltre che dalla bravura dell'interprete Luisa Maria Arias, anche dai movimenti di dieci ballerini, visti anche come parte "discreta" della scenografia.
Con White Darkness, opera dalle forti connotazioni sociali di Duato, si cambia completamente argomento, affrontando il tema della droga e dei suoi effetti sulla vita e sui comportamenti.
L'oscurità della scenografia è opprimente e soltanto sporadici raggi di luce illuminano i ballerini che rendono al meglio e in modo graduale la rovinosa spirale della droga che tutto inghiotte e sommerge, così come una cascata di polvere bianca sommerge l'applauditissima Luisa Maria Arias nel drammatico finale.
Il pubblico numeroso ha applaudito con convinzione ed entusiasmo, dimostrando di apprezzare sia la tecnica e l'espressività dei danzatori (aspetti da sempre fondamentali nelle coreografie di Nacho Duato) sia la scelta del repertorio proposto.