Dispiace leggere nelle note di regia di Gocce su pietra rovente di Reiner Werner Fassibinder, del quale Adriana Martino ha curato regia e traduzione, per la nona edizione di Trend Germania interamente a lui dedicata nel trentennale della morte, che si tratta di una commedia sulle dinamiche drammatiche del rapporto di coppia omosessuale. Entrambi i protagonisti maschili hanno rapporti con entrambi i sessi dimostrando la totale equivalenza tra etero ed omosessualità, che non si escludono l'un l'altra ma che rimangono due opzioni sempre disponibili.
Leopold racconta al giovanissimo Franz, che sta seducendo, di aver vissuto con Vera per sette anni, con la quale andava d'accordo solo a letto. Capiremo ben presto perchè, quando, durante la commedia, che si svolge nell'arco di sei mesi, conosceremo il suo carattere insopportabile ed isterico.
Franz prima di mettersi con Leopold stava con Anna.
Entrambi gli uomini, anche dopo sei mesi di convivenza e relazione non pronunciano mai la parola omosessuale e non fanno della loro storia sessual-sentimentale una questione di orientamento sessuale, parlano di persone, uomini e donne, che amano o non amano più.
Così quando Anna va a trovare Franz per chiedergli di rimettersi con lei il ragazzo non le risponde che lui ormai è omosessuale ma, più semplicemente, che ama Leopold e non può rinunciare a lui ma questo non gli impedisce di desiderare anche lei e di andarci a letto.
E' vero che, nel primo atto, quando Leopold porta Franz nel suo appartamento per sedurlo, il giovane gli racconta di un sogno che aveva fatto quando era in collegio, nel quale la madre si risposava con un uomo che poi veniva a vistare Franz in camera da letto, si spogliava, si metteva nel suo letto ed entrava dentro di me come io fossi una donna. Ma non si tratta, come è scritto nel programma di sala, di un sogno ambiguo (perchè ambiguo? Il suo significato è talmente evidente...) anche se possiamo intravvedervi i segni di alcune teorie sull'origine (sic!) dell'omosessualità (padre assente, etc...), d'altronde il testo ha quasi 50 anni. La vera funzione del sogno crediamo sia altra, mostrare la sessualità giocosa e fantasiosa dei due uomini. Leopold nel fare l'amore con Franz per la prima volta infatti si comporterà come l'uomo del sogno del giovane in un gioco tra i due.
Qui Martino introduce una scena, mostrando la camera da letto (che in Fassbinder è dietro le quinte), grazie a un velatino che, opportunamente illuminato, mostra in trasparenza quel che c'è dietro. Così alla fine del primo atto vediamo Franz in boxer e Leopold col trench (come nel sogno del ragazzo...).
Purtroppo l'omosessualità lascia agli occhi di molti un'impronta indelebile che cancella tutto il resto.
Non in Fassbinder che nel 1964, a 19 anni, vedeva già delle persone e non degli omosessuali.
La stroia tra Leopold e Franz non è una schermaglia tra omosessuali ma un rapporto tra amato e amante che sarà una delle coordinate di tutto il teatro di Fassbinder (pensiamo a Le lacrime amare di Petra von Kant).
In questa commedia tutti parlano d'amore ma quello che sembra governare le scelte di ognuno è l'attrazione fisica sulla quale si riversa un disperato bisogno di essere desiderati. Purtroppo in un rapporto di coppia, se non si costruisce altro, quando l'attrazione fisica scema, non rimane altro per cui valga la pena di stare insieme.
Infatti già sei mesi dopo (e siamo appena nel secondo atto) mentre Franz è un compagno devoto e pieno di paure di essere lasciato che aspetta il ritorno di Leopold dai suoi viaggi di lavoro pieno di desiderio e amore, Leopold tratta il ragazzo con polemica insofferenza.
Solo il sesso fra loro funziona ancora e nel finale dell'atto, per celebrare i sei mesi di convivenza, Franz e Leopold giocano invertendo i ruoli che avevano avuto la prima notte d'amore e, coerentemente, Adriana Martino ci mostra, dietro il solito velatino, Leopold in boxer e Franz con il soprabito.
Se da un lato la devozione totale di Franz può dare ai nervi, per la sua totale remissività - ma non si tratta, com'è scritto nelle note di regia, di una inquietante condizione di sottomissione sentimentale e sessuale (sic!) - il comportamento di Leopold dipende dal suo carattere più che dagli atteggiamenti di Franz. Un carattere talmente insopportabile che Franz nonostante il suo amore minaccia di andarsene. Così quando Anna, la sua ex, torna a trovarlo, dicendosi ancora innamorata di lui, Franz si aggrappa a lei come a un'ancora di salvezza. Di nuovo quel che lo convince non è l'amore di lei ma l'attrazione fisica. E se Franz può andare a letto tranquillamente con Anna si capisce quanto l'amore per Leopold sia detto e non veramente costruito nel rapporto di coppia.
Il sesso sembra l'unica costante di tutte le relazioni d'amore.
Quando Leopold li sorprende insieme, rientrato dai suoi viagi d'affari in anticipo, e in compagnia di Vera, Franz millanta tutto il sesso che ha fatto con Anna nei giorni trascorsi e Leopold si fregia delle prestazioni fisiche del ragazzo dicendo che è stato lui a insegnarli tutto. Poi seduce Anna portandosela a letto sotto gli occhi di Franz (e nel terzo efficacissimo velatino, Martino ci mostra quel che in Fassbider solo Franz vede: Leopold, i boxer calati a metà, che si muove sopra Anna) minandone definitivamente l'animo.
Divisi tra una pulsione sessuale e una sovrastruttura borghese (l'amore, la casa, i figli che Anna vorrebbe avere con Franz) i personaggi di questa commedia pseudotragica, come la definì Fassbinder, confondono l'attrazione fisica con l'amore e non sono un gran bell'esempio di umanità.
Però mentre Leopold è ben conscio del potere seduttivo che ha e gioca con le sue prede come il gatto col topo, Franz, nonostante subisca lo stesso fascino del sesso scambiandolo per amore, nella sua naïveté prova davvero amore per Leopold, mentre Anna dice di amare Frazn ma poi non si fa problemi ad andare a letto con Leopold. Anche Vera che ama Leopold proprio come Franz alla fine andrà a letto con Leopold e Anna.
Vera, contraltare di Franz, è la versione femminile del ragazzo, entrambi confondono l'amore con il bisogno di sapersi desiderati; a un Franz sconvolto per avere visto Leopold ed Anna a letto insieme Vera chiede lo stesso se lui la trovi ancora piacente, se desidererebbe fare sesso con lei...
Anna invece è più affine a Leopold: se le basta poco per andare a letto con lui è perchè le piace essere sedotta, perchè la cosa la fa sentire desiderata, viva, importante.
Altro che rapporto di coppia omosessuale, i rapporti sono rapporti di potere tra un predatore bisessuale e le sue prede di entrambi i sessi!
Purtroppo Adriana Martino coerentemente alla sua visione omosessualizzante del testo vi interviene approntando dei piccoli cambiamenti apparentemente insignificanti che se non inficiano il significato profondo del testo molto ci dicono sul suo modo di vederne i personaggi (e giudicarli).
Leopold, che nel testo originale ha 35 anni, nella messinscena di Martino ne ha 50, seguendo la vulgata di Ozon, che nel film che ne ha tratto nel 1999 ci presenta un Leopold della stessa età.
Il fatto che Leopold non sia un giovane uomo ma un uomo maturo cambia il significato della seduzione. Infatti anche se, probabilmente, negli anni 60, agli occhi di giovani come Franz e Anna un 35enne doveva apparire come un 50enne di oggi, un conto è vedere Anna (e Franz) sedotta da un uomo che ha il doppio dei suoi anni, dando inevitabilmente alla situazione, se vogliamo seguire il comune sentire, un che di sordido, un conto invece è mostrare come dei giovani subiscano il fascino di un giovane adulto che mostra attenzione per loro.
La Anna di Fassbiner è una ragazza pragmatica, che torna da Franz perchè ha ricevuto una proposta di matrimonio da un altro uomo e vuole indurre Franz a sposarla lui, mentre Adriana Martino la rende una bambina sciocca e superficiale, tanto che, per rendere plausibile che vada a letto con Leopold, ce la mostra, all'inizio del quarto atto, impegnata in un inopportuno e inutile rapporto orale con Franz (che nel testo originale non c'è), per indicare che la ragazza è sessualmente disinibita.
Martino è così convinta dell'omosessualità di Leopold da trasformarne l'isteria del carattere in una effeminatezza sottile (magnificamente giocata da Patrick Rossi Gastaldi) tanto che, quando nel primo atto Leopold si riferisce all'intesa sessuale con Vera che però poi se ne è andata il pubblico in sala ride pensando si tratti della solita menzogna dell'omosessuale che millanta inesistenti trascorsi etero.
Certo presentando Leopold come la classica checca di mezza età il fatto che poi seduca Anna fa ancora più effetto ma non crediamo che Martino abbia cambiato il comportamento di Leopold per questo scopo. Per fare di Leopold l'omosessuale che non è Adriana Martino arriva a modificare il testo in un altro dettaglio significativo. Nella sua messinscena Vera arriva a casa di Leopold spontaneamente, per conto suo (anzi la fa venire in vista una prima volta alla fine del terzo atto, scena inesistente in Fassbinder mentre Leopold dorme), mentre nel testo originale è Leopold a portarla in casa, con l'intenzione di sostituirla a Franz (dopo che il ragazzo ha minacciato di andarsene).
Un cambiamento che, crediamo, serve a mostrare come l'interesse di Leopold per le donne sia circostanziale e non nasca mai da una sua esplicita volontà.
D'altronde, si sa, agli omosessuali le donne non piacciono proprio...
Martino non si fa mancare nemmeno un accenno alla prostituzione maschile: quando Leopold invita Franz a cercarsi un lavoro fa rispondere al ragazzo mica vorrai che faccia marchette, frase che nel testo originale non c'è, se dobbiamo fidarci della traduzione dal tedesco di Luisa Gazzerro Righi, pubblicata in Antiteatro II da Ubulibri nel 2002.
Ma nonostante questa visione riduttiva (e vagamente omofoba), Gocce su pietra rovente si impone in tutta la sua statura di testo enormemente in avanti coi tempi nel quale già s'intravedono molti elementi della successiva poetica Fassbinderiana. L'amore distruttivo, come ricerca disperata e impossibile di un equilibrio tra un seduttore e un sedotto, entrambi alla ricerca di narcisistiche conferme del proprio ego che deve amare o essere amato.
Una messinscena comunque riuscita, grazie anche alla prova degli attori.
Patrick Rossi Gastaldi è bravissimo nel rendere l'isteria polemica di Leopold con un retrogusto da omosessuale effeminato, ed è meravigliosamente convincente quando seduce Anna e l'effeminatezza sparisce per magia.
Azzurra Antonacci è forse vittima dell'impostazione registica del personaggio di Anna non si capisce infatti se la stonatura con cui recita sia dovuta a indicazioni di regia o a una sua incapacità di entrare nel ruolo.
Gabriella Casali, pur essendo in scena per poco tempo, sa dare a Vera una impronta forte, grazie innanzi tutto a una presenza scenica indimenticabile e poi anche a una disperazione sotterranea che arriva immediatamente allo spettatore.
Ma la vera perla di questo spettacolo è il talento di Mauro Conte che ci regala uno splendido Franz, dolcissimo negli slanci affettivi verso Leopold, quando questi non ne vuole sapere, sexy quando deve farsi sedurre, fanciullo quando si chiede se Leopold lo ami ancora, e fiero nel colpo di scena finale, che non vogliamo rivelare.
Un talento poliedrico che gli permette di interpretare ruoli diversissimi senza riproporre ogni volta se stesso ma costruendo davvero ogni personaggio con una generosità e una precisione preziose.
Per verificare di persona queste affermazioni e non credere a una partigianeria da parte di chi scrive potete vederlo, oltre che in questo spettacolo, in scena ancora fino a domenica prossima, a fine mese, sempre al Belli (che quest'anno ci sta regalando una stagione eccellente) nella ripresa de Il caso Braibanti (dal 24 al 29 aprile) e anche al cinema nell'ultimo film di Techinè Impardonnables.