Corridonia (MC), teatro G.B. Velluti, “Gomorra” di Roberto Saviano e Mario Gelardi
I MECCANISMI DELLA CAMORRA
Roberto Saviano (interpretato da Ivan Castiglione) è solo, davanti alla folla nella piazza di Casal di Principe, alla presenza del Presidente della Camera: “per amore del mio popolo non tacerò”, dichiara. E parla, senza paura, senza reticenza.
Il libro Gomorra, best seller pubblicato da Mondadori (collana Strade blu) e tradotto in numerose lingue, mette a nudo i meccanismi della camorra. Il testo teatrale, pensato ancora prima che il libro fosse pubblicato e quando il film non era ancora in previsione, agisce su due piani: da una parte rappresenta il braccio violento della camorra, il mondo di sopraffazione, prepotenza e malaffare dei giovani alle dipendenze dei boss, dall'altra svela il livello di controllo, coi potenti che non si sporcano le mani e si limitano a coordinare ed inventare traffici malavitosi. A lato la figura di Saviano: il lungo monologo iniziale introduce e riassume i temi del libro e la sua vita in un territorio devastato. “Non implorate per avere quello che vi spetta di diritto”.
Sostiene Saviano che in Sicilia la cultura dell'antimafia è fortissima, non così in Campania. Da qui nasce la necessità di svelare i meccanismi della camorra, un fenomeno nazionale ed internazionale che a Napoli ha solo il segmento “militare”. Un fenomeno che il territorio e gli abitanti subiscono. Vista da lontano la camorra sembra un fatto estraneo, lontano, che non ci riguarda. Così invece non è, perchè è infiltrata in ogni luogo, in ogni situazione, gestisce tutti gli affari, anche quelli apparentemente leciti. Dal libro vengono estratti i passaggi fondamentali ed i personaggi necessari, che tracciano in poco meno di due ore una vicenda per exempla di quanto narrato nel libro.
La regia di Mario Gelardi, coautore con Saviano del testo, è realistica e rende la forza del testo, però ovviamente si perde la completezza dell'indagine che è nel libro e, soprattutto, nella riduzione teatrale, molti dei fatti sembrano perdere la forza dirompente della cronaca per smorzarsi nella finzione. Positivo l'uso misurato del linguaggio e dei toni.
La scena di Roberto Crea è formata da tubi innocenti, come impalcature di una casa in costruzione, efficace nel diversificare in due piani lo svolgersi dei fatti. Su un telo vengono proiettate immagini (di Ciro Pellegrino) che rendono visivamente il sangue, la terra, il vento. I costumi di Roberta Nicodemo situano nel tempo presente l'azione. Le musiche di Francesco Forni contribuiscono a creare un clima claustrofobico, senza via di uscita.
Bravi i protagonisti. Ivan Castiglione è Roberto Saviano, reso con ansia e nervosismo; il finale è parso autocelebrativo, ma di certo ci sono l'impegno e la forza comunicativa dello scrittore. Francesco Di Leva è il prepotente e forzuto Pikachu, atletico e muscoloso, che, alla fine, nel momento della morte dell'amico Kit Kat, rivela sentimenti umanissimi. Giuseppe Gaudino è Mariano, aspetto da impiegato ma con il sogno di sparare. Giuseppe Miale di Mauro è un boss spietato dalla ferrea logica degli affari malavitosi. Adriano Pantaleo è il debole Kit Kat, attratto più dai traffici illeciti di Pikachu che dalla etica impeccabile di Saviano. Ernesto Mahieux è il sarto, bravo artigiano, artista a suo modo, piegato ai voleri della camorra senza alcuna possibilità di andarsene per ricominciare da zero, affrancato da quella che è a tutti gli effetti una schiavitù.
Teatro gremito, pubblico attento e coinvolto. Tanti applausi alla fine.
Visto a Corridonia (MC), teatro G.B. Velluti, il 16 febbraio 2009
FRANCESCO RAPACCIONI
Visto il
al
Quirinetta
di Roma
(RM)