Prosa
GOMORRA

Il sipario non c’è, non ce n’…

Il sipario non c’è, non ce n’…
Il sipario non c’è, non ce n’è bisogno: fin dall’inizio al pubblico si offre la vista sul palcoscenico, ingombrato da impalcature, da sporcizia e da confusione, a rappresentare una realtà senza veli, senza mezze misure, purtroppo, spesso, anche priva di pietà. Il primo a comparire in scena è Ivan Castiglione, che interpreta proprio Roberto Saviano, l’autore del libro “Gomorra”, che ha rivelato al mondo la struttura e i meccanismi di funzionamento della camorra, in particolare del clan dei casalesi. Le sue parole, che sono anche le parole di Saviano, in un discorso tenuto proprio a Casal Di Principe, patria dei casalesi, sono cariche di rabbia, di dolore, ma anche di una speranza ostinata, tenace, rabbiosa, capace di superare dolore e sgomento. Sono parole che incitano a lottare, a lottare sempre, malgrado le forze che schiacciano soprattutto quella terra, ma non solo, sembrino invincibili, spaventose. Più avanti, nello spettacolo si inseriscono altri personaggi: sono tutti uomini non certo straordinari, talvolta veri e propri criminali. Con le loro parole e coi loro gesti, con le loro paure, disegnano come un tessuto, che li avvolge e li avvinghia tutti, chi nei panni della marionetta, chi del burattinaio: il Sistema. Il Sistema camorristico, in cui sono immersi. E’ una rappresentazione che, anche grazie ad un’ottima prova di ciascuno degli attori coinvolti, strappa applausi anche a scena aperta, che dilata il cuore e lo spirito fino a raggiungere luoghi ed emozioni lontane. Fino a comprendere, forse, almeno una piccola parte di una realtà inesplorata che si compone non soltanto di morti ammazzati e pistole, ma anche di tragici sogni di ragazzi e di scelte obbligate. E di silenzio. E di oblio. Quello stesso oblio che “Gomorra” cerca di lacerare, offrendo al pubblico e al mondo un ritratto di una terra, di uomini e di donne, di ragazzi, di ragazzi che d’improvviso si trovano a morire in strada in mezzo ad un chiasso infernale, senza avere intorno neppure un viso amico, e alla cui morte segue spesso, purtroppo, un imbarazzato silenzio. Genova, Teatro della Corte, 27 gennaio 2009
Visto il
al Quirinetta di Roma (RM)