Non si rivela così semplice recensire uno spettacolo come Grease, nel suo tredicesimo anno di messa in scena da parte della Compagnia della Rancia, per la regia di Federico Bellone. Per chi poté assistervi, inevitabile l’istinto di cercare paragoni con l’edizione del 1997, la prima dello spettacolo, che la Compagnia della Rancia portò in scena prima al Teatro Nuovo di Milano e poi al Sistina di Roma. La regia era allora affidata a Saverio Marconi con protagonisti Giampiero Ingrassia e Lorella Cuccarini.
Ma giudicare l’attuale edizione di “Grease” pensando ad allora non sarebbe giusto, né rispettoso nei confronti dei giovanissimi interpreti Mirko Ranù (Danny) e Serena Carradori (Sandy). Sono passati, in fondo, molti anni. L’attuale versione di Grease appare fresca, rivisitata con alcuni spunti innovativi, adatta ad un pubblico giovane, il pubblico prettamente adolescenziale. Alcune novità dell’adattamento si rivelano molto piacevoli, come l’esibizione di Teen Angel in Torna alla scuola, davvero ricca di ironia. Altre volte, alcuni tagli, pur necessari, deludono, come il sacrificio dell’assolo Piango di notte di Vince Fontaine, interamente cancellato dalla colonna sonora del musical.
Nell’insieme qualcosa non va. Lo spettacolo non riesce a convincere appieno. La scenografia, ad esempio. Il “musical dei record”, giunto ben oltre la millesima replica (Teatro Olimpico di Roma 23 gennaio 2008) meriterebbe ben altre possibilità per i cambi di scena. D’altronde, però, portarlo in giro per l’Italia significa inevitabilmente dover ricorrere alla “ridotta”. E’ un peccato, ma non una colpa. I lati deboli sono altri. A cominciare dalla scelta degli interpreti. Se infatti Valentina Spalletta (Rizzo) rivela ottime doti di canto, recitazione e presenza scenica, tanto da meritarsi una menzione speciale, questo non può dirsi altrettanto per gli altri protagonisti principali, Danny, Sandy e Kenickie (Renato Tognocchi).
Partiamo da quest’ultimo. Il personaggio, leader dei T-birds insieme a Danny, dovrebbe rivelare una certa prestanza fisica, ed invece, sorprende il suo fisico esile a confronto degli altri ragazzi. A penalizzarlo, inoltre, l’acconciatura e l'espressione del volto che nell’insieme appaiono eccessivamente finti, quasi a ricordare Zed, il robot di “Pronto Raffaella?”, più che un bullo tutto muscoli e carisma. Migliore il personaggio di Danny, ma anche in questo caso, Mirko Ranù ha un fisico troppo "normale", uguale a quello di tanti altri T-birds, occorrerebbe, se non altro, una maggiore statura, per sovrastare al meglio i compagni. In ultimo, Sandy. Grande voce, come per Ranù, Tognocchi e la Spalletta, ma anche qui non convincono appieno i lineamenti. Sandy dovrebbe spiccare per la sua bellezza, rivelare un qualcosa di più delle compagne, proprio perché protagonista. Con Serena Carradori questo non sembra accadere.
Nell’insieme, forse, Federico Bellone si rivela regista troppo giovane per portare sulle spalle il “mito” di Grease (come “film cult” e come “musical dei record”). La recitazione appare troppo piatta, incapace di regalare vere emozioni, così come i momenti musicali che, seppure, ripeto, gli attori rivelino tutti di avere buone doti canore, avrebbero bisogno di una maggiore enfasi interpretativa.
Ultima nota stonata, l’eccesso di volgarità. Movimenti, battute e coreografie, scadono spesso in momenti di volgarità gratuita, assolutamente non necessari. Basti pensare agli ammiccamenti di Rizzo in Guarda qui c’è Sandra Dee. Ci sono orecchi più sensibili e altri meno. Ma la volgarità stona sempre, quando si rivela gratuita, non giustificata dal contesto. E intristisce. Si ha infatti l’impressione che la nuova edizione di “Grease” ecceda in una volgarità ben lontana da quella del film, innocente al suo confronto, utilizzata in fondo come stratagemma per tenere il pubblico sulla corda. In un'epoca come quella attuale, in cui i giovanissimi si avvicinano allo spettacolo solo grazie ai reality e ai talent show televisivi, con tutte le loro falsità e invenzioni necessarie alla causa dell’auditel, perché non cogliere la meravigliosa occasione di uno spettacolo corale come "Grease" per dimostrare loro, al contrario, che ingredienti fondamentali del teatro sono il talento, lo studio, la professionalità che non conoscono scorciatoie?