Love is... Dalla fine degli anni Settanta, le vignette dell'artista Kim Grove, in cui sono ritratti un bambino ed una bambina nudi, hanno posto un quesito di socratica riflessione. L'amore è... o dovrebbe essere? Ognuno di noi tende a dare una personale chiave di lettura del concetto più intimo che accompagna l'uomo durante il corso della sua vita. Siamo fatti di carnee sentimenti, pulsioni e passioni, e come uno specchio in frantumi riflettiamo verso gli altri una miriade di sfaccettature di noi stessi.
In "Groppi d'amore nella scuraglia" l'irriverente, ruvido e imbarazzante protagonista della storia, Scatorchio, è nei suoi modi istrionici di una semplicità disarmante; trasmette di sé un'immagine poetica e comica, al tempo stesso così forte da travolgere il pubblico come l'onda sulla battigia cancella le orme appena impresse nella sabbia bagnata.
L'amore è... o dovrebbe essere? Per Scatorchio si concretizza nelle irrefrenabili pulsioni corporee che non riesce proprio a trattenere; eppure, egli stesso cerca il sentimento idealizzandolo e lo fa nella "scuraglia", la penombra che cela l'immagine, dov'è fisicamente attratto dalla donna che possiede, ma mentalmente è alla ricerca di una lei che non è lì presente. Silvio Barbiero interpreta Scatorchio con una destrezza e abilità paragonabili a quelle di un fantino su un cavallo imbizzarrito; è un personaggio difficile, indomabile, assurdo.
Il suo linguaggio scenico è riconducibile al grammelot, in un caleidoscopio di parole storpiate, inventate, rivisitate ma riconducibili al dialetto abruzzese, campano, pugliese e ciociaro. Il piano sonoro e quello gestuale sono in perfetto equilibrio e trasferiscono un senso compiuto al monologo portato in scena; ritmo, sonorità e intonazione del linguaggio sono felicemente abbinati alla componente mimica e quella gestuale, studiate con dovizia di particolari, tanto da subentrare efficacemente nel destare l'attenzione del pubblico nei fisiologici cali di attenzione o sbandamento che tale spettacolo può procurare.
Lo spettacolo, che vede la regia di Marco Caldiron, presenta diverse sfaccettature e punti di analisi. L'amore è uno di questi, ma non solo; un "filo verde" attraversa l'intera messinscena. I temi ambientali sono affrontati attraverso una disarmante attualità legata al problema dei rifiuti. Nel paesino di Scatorchio verrà realizzata una discarica che porterà "ricchezza"; Scatorchio sarà dapprima trascinatore del suo popolo affinché l'opera si realizzi, anche se, tutto ciò sarà mosso dalla gelosia che prova nei confronti del suo rivale in amore, Cicerchio. E' l'inizio lento ed inesorabile della fine del piccolo paese, che pian piano di svuoterà perché la "munnezza" renderà irrespirabile l'aria e contaminerà la terra.
Scatorchio è responsabile di ciò? Non proprio. Sicuramente incosciente promotore dell'approvazione della discarica grazie alla sua arringa di piazza, ma il silenzio di un popolo comprato con una parabola televisiva promessa dal Governo, è la semplice trasposizione di un'attuale situazione sociale e politica che traspare senza indugio oggigiorno. Eppure, Scatorchio non abbandona la città. Prova a riconquistare la sua amata procurando ogni dispetto possibile al rivale in amore, ma quando si rende conto che la città è svuotata si sente responsabile. Con amore filiale di uomo sì strano nei modi di fare, ma semplice e buono, si occupa della "vidova Capecchia", rimasta per la seconda volta sola: prima per la morte del marito, poi per l'abbandono della comunità.
Scatorchio si reca ogni giorno in discarica, scala la montagna di rifiuti che si staglia innanzi a sé per cercare e trovare. L'allegoria è forte: l'uomo si ritrova a vivere nei suoi stessi rifiuti, deve scalare e scavare con fatica per cercare lì la sua sopravvivenza. L'uomo è responsabile delle sue azioni, senza un criterio ma sospinto solo dalla "pancia", dai bisogni viscerali e dalla mediocrità latente si ritrova, prima o poi, a dover far i conti con sé stesso. Scatorchio rischia di morire, ma viene salvato dall'uomo con lo scafandro, che lo accudisce. Ma l'uomo in realtà è una donna, bellissima, che da tempo osserva Scatorchio, ne apprezza l'umanità, la semplicitià, l'affetto e le attenzioni rivolte alla vedova Capecchia.
Dalla "scuraglia" alla luce del sole, Scatorchio concretizza quel sentimento idealizzato, sempre cercato attraverso il corpo e mai con il cuore. Per lui l'amore è: capire che dietro uno scafandro si cela la nobiltà d'animo di una donna che ha saputo osservare e apprezzare la sua vera natura di essere umano. E per noi l'amore cos'è? Una "scuraglia" oppure uno "scafandro"?