Mauro Paccagnella e Alessandro Bernardeschi, due eccellenze della danza italiana, ballerini, coreografi e attori, sono emigrati nel Nordeuropa negli anni Novanta e lavorano insieme dai primi anni Duemila, hanno collaborato con i maggiori coreografi della scena europea, in importanti produzioni tra Belgio e Francia.
Happy Hours – Conti Sparsi #4 è una riflessione sull’arte e sull’amicizia: Mauro Paccagnella e Alessandro Bernardeschi hanno dato vita ad un progetto coreografico a due, partendo da una collaborazione (e un’amicizia) ventennale, che li vede impegnati in una sorta di work in progress emotivo e artistico.
Il lavoro è di fatto un’azione coreografica in divenire, è l’incontro di due corpi diversi e simili al tempo stesso, due corpi che si lasciano esperire, che si esprimono, si incontrano e si scontrano in una danza che è quasi un combattimento, una discussione dialettica che unisce con ironia e sensibilità biografia e finzione: fa il punto della vita dei due danzatori, un bilancio che si muove tra il ‘77 e il Dadaumpa, tra Bob Dylan e Claudio Monteverdi, che scava nella memoria di questi due adolescenti cresciuti negli anni ‘70 in Italia, figli della televisione e di una politica infame. Difatti la performance trae ispirazione dal Combattimento di Tancredi e Clorinda di Claudio Monteverdi, dalle opere di Bob Dylan e dalla pop music italiana.
Con Happy Hours i due interpreti-danzatori ripercorrono, attraverso 10 coreografie e un dialogo costante e diretto con il pubblico, le loro vite e i loro ricordi: due amici che si incontrano di nuovo in scena, che hanno vissuto lo stesso numero di anni, che condividono la stessa condizione di immigrato italiano all’estero, la stessa calvizie e le stesse rughe. Due corpi che devono credere l’uno nell’altro, che si affidano l’uno all’altro, che posso mutare, rinnovarsi, restando comunque, legati intimamente tra loro.
Lo spettacolo è una boccata d’aria fresca, è lo spostamento del punto di vista, è la sospensione del tempo, è respiro, è stasi attiva e movimento, energia, gioia, osservazione acuta e intelligente, divertente e divertita della vita quotidiana: è appunto un’ “ora felice”, una fuga di un'ora dalla vita reale, è un momento “rubato” alla quotidianità in cui giocare, muoversi lungo il confine tra danza e amicizia, realtà e finzione.
Happy Hours si colloca infatti nello spazio in cui finisce l’amicizia e comincia la danza e viceversa, dove inizia la finzione e si perde la realtà. I due autori descrivono così il loro lavoro :“Atti con poche parole, non giorni ma un’ora felice…Cominciamo da qui, restiamo umani. Questa la volontà nostra, dopo un percorso che per venti anni ci ha veduto spesso assieme e che adesso, a cento anni in due, formuliamo come linguaggio da noi agli altri in questo Happy Hour, dove se prendi uno, hai anche l’altro”.
Un'esperienza da fare e rifare, è una riflessione felice e mai banale, sono appunti di vita per fuggire dalla quotidianità: un'ora d'aria tutta per noi.