Grande serata cameristica per la nuova stagione dell’Istituzione Universitaria dei Concerti, sul palco dell'Aula Magna della Sapienza un eccezionale ensemble ha presentato due tra i più importanti e famosi trii di tutta la letteratura musicale, il Trio in si bemolle maggiore op.97 “L’Arciduca” di Ludwig van Beethoven e il Trio in si bemolle maggiore op.99 D 898 di Franz Schubert.
L’arciduca del titolo è Rodolfo D’Asburgo, fratello dell’Imperatore, che fu allievo e mecenate di Beethoven, a cui assegnò una cospicua pensione. Questi ricambiò la stima dedicandogli, oltre che il brano di questa sera, numerose importanti composizioni, dai concerti n. 4 e 5 per pianoforte alle sonate op. 106 e 111, alla Missa Solemnis. Questo Trio è un’opera di grande potenza espressiva dove il maestro di Bonn passa dallo stile del cosiddetto “periodo eroico” alle inquietudini e ai capolavori dell’ultima fase della sua creatività. L’impianto è luminoso, i temi sono cantabili, il respiro sinfonico è dominante e i tre strumenti sono trattati con grande equilibrio, con un senso del dialogo che impedisce ogni prevaricazione. Il centro dell’opera è il terzo tempo “Andante cantabile, ma però (sic) con moto”, un tema con variazioni in cui Beethoven esprime quell’arte della variazione molto presente nelle ultime opere e che avrà il suo culmine nella Sonata op.111.
Il Trio in si bemolle maggiore op.99 è un’opera che ispira grande serenità e dolcezza, con un sorprendente contrasto con le tribolazioni dell’ultima fase della vita di Franz Schubert. E’ stato scritto un anno prima della morte e fa parte di quel gruppo di opere in cui l’impeto creativo raggiunge il suo vertice per quantità e qualità, forse presagendo la fine imminente. Il carattere di intrattenimento leggero emerge in tutti i movimenti, i tre strumenti dialogano e si alternano in un esplicito gioco delle parti, il risultato è che il tempo passa lieve tra melodie in stile liederistico e ritmi danzanti.
Non sempre i grandi solisti, abituati ad essere protagonisti, riescono ad amalgamarsi nelle occasioni di musica d’insieme e le attitudini di ciascuno spesso emergono prepotenti ad oscurare il lavoro del gruppo. Fortunatamente non è andata così nel bel concerto regalatoci dal trio formato da Lynn Harrell al violoncello, Julian Rachlin al violino con la giovane pianista cinese Zhang Zuo al pianoforte. Tre grandi personalità, rappresentanti di tre generazioni hanno affrontato questi capolavori con l’approccio di un vero complesso da camera, con armonia, equilibrio e complicità. Poco da dire sull’arte di Lynn Harrell e di Julian Rachlin, talenti di fama universalmente riconosciuta, grande impressione invece per la sorpresa Zhang Zuo, che ha incantato il folto pubblico con autorevolezza di suono, precisione e grande personalità.
Grandi festeggiamenti e applausi per tutti.