Macerata, teatro Lauro Rossi, Harry ti presento Sally
IL SESSO ROVINA (O TRASFORMA) L’AMICIZIA
“Harry, ti presento Sally”, dice Amanda al fidanzato Harry in un bar di Chicago, rivolta all’amica del cuore Sally. È questa la battuta iniziale, con cui si apre lo spettacolo. Harry e Sally vanno in macchina insieme a New York City, 18 ore di forzata convivenza. Sì, forzata, perché è subito chiaro dal principio che i due non vanno d’accordo, che i loro caratteri non sono compatibili. Infatti Harry le chiede di raccontagli la storia della sua vita, al che Sally risponde che non è molto lunga, “anzi non è lunga per niente”. Poi subito l’argomento chiave del testo: Harry sostiene che un uomo e una donna non possono essere soltanto amici, per via del sesso. Se un uomo trova attraente una donna, ci vuole andare a letto, ma lo desidera anche se lei non è attraente e l’amicizia se ne va. Quindi è impossibile che un uomo e una donna possano essere soltanto amici. Sally è dell’opinione contraria, è subito scontro aperto. Il loro primo incontro si è risolto in uno scontro.
Passano sei anni, Harry e Sally si incontrano per caso all’aeroporto (lei ha accompagnato il fidanzato Joe che è, casualmente, amico di Harry), tornano sull’argomento ma senza cambiare i loro punti di vista, “Un uomo e una donna non possono essere amici”, dice Harry, “E’ incredibile, sembri una persona normale e invece sei un mostro”, dice Sally. Ma lei è fidanzata con Joe, lui si sta per sposare con Hellen. Dunque si salutano, sempre in guerra. Anche il loro secondo incontro è stato uno scontro.
Passano altri cinque anni, il loro abbigliamento è cambiato, come le loro vite sentimentali: Sally ha lasciato Joe e Harry si è separato da Hellen. Allora Harry e Sally diventano amici. Si possono raccontare tutto, per sentire il reciproco punto di vista. La confidenza è totale, parlano di partner, di sesso, di amicizia, di lavoro, come con nessun altro mai prima. “Sei la prima donna attraente con cui non ho desiderato fare l’amore”; “con lei non potrei mai, con lei posso essere me stesso”. (Con lei posso solo essere me stesso è la cosa più bella che possiamo dire a un’altra persona.) Poi, senza che nessuno se ne accorga, senza che nessuno se ne renda conto, l’amicizia inizia a trasformarsi. Una sera come tante altre sono a cena, l’atmosfera è piacevole, di confidenze. Ma, poco dopo, gelo, quando lei viene a sapere che lui ha avuto un appuntamento ed è pure stato a letto con la malcapitata. Sally è risentita, “Sei un affronto per tutto il genere femminile”, classica reazione da innamorata ferita. E qui la scena, famosissima, divertentissima, del simulato orgasmo. Dopo qualche giorno Sally ha un momento di depressione perché Joe si sposa; telefona a Harry che la raggiunge in piena notte… e succede l’irreparabile. Una bella amicizia rovinata dall’essere andati a letto insieme? Sembrerebbe di sì. Harry e Sally litigano, il loro rapporto perde naturalezza e spontaneità, si evitano. Fino a quando, la notte di Capodanno, capiscono che vogliono solo passare insieme il resto della loro vita. A cominciare da subito: “Quando vorresti passare il resto della tua vita con una persona vorresti che il resto della vita cominciasse prima possibile”, le dice Harry. E ancora: “Sei l’ultima persona al mondo che voglio sentire prima di addormentarmi”. Il lieto fine è immancabile, piacevole per ogni cuore romantico: l’amore si basa su un’amicizia solida e profonda, l’amore vince ogni incomprensione, l’amore alla fine trionfa.
La sceneggiatura di Nora Ephron (meritatamente candidata all’Oscar), ritmata, intelligente e briosa, è stata ben adattata in italiano da Giorgio Mariuzzo e la regia di Daniele Falleri non fa rimpiangere un film perfetto. In alcuni momenti si sente una leggera eco di quella pellicola (soprattutto nella scena del simulato orgasmo), ma una certa autonomia dello spettacolo teatrale lo rende gradevole e divertente. Bravi i protagonisti, Marina Massironi (ottima nella parte dell’ingenua di solidi principi ma piena di dubbi, pura di cuore e credulona ma non sciocca, strutturata, forse, ma sensibile e vulnerabile) e Giampiero Ingrassia, a loro agio nei ruoli, al punto da rendere quasi superflui gli altri attori. Le battute, intelligenti, romantiche, sarcastiche, sempre di stile, accompagnano lo spettatore per tutta la durata dello spettacolo, senza nessun momento di riposo, il ritmo è sempre incalzante e coinvolgente. Peccato che il tutto si svolge in una brutta, spoglia e “amatoriale” scenografia verde.
FRANCESCO RAPACCIONI
Visto a Macerata, teatro Lauro Rossi, il 9 novembre 2004. In turnè.
Visto il
al
Brancaccio
di Roma
(RM)