Danza
HEMINGWAY

Hemingway elaborato da Corrado Accordino

Hemingway elaborato da Corrado Accordino
Un grande artista torna a noi dall'aldilà e ci ricorda quali e quante cose fantastiche abbia fatto, pur vivendo tempi diversi, lontani, dimenticati. Hemingway, di e con Corrado Accordino, al Teatro dei Fiodrammatici di Milano fino al 24 aprile, segue un tour che prosegue con successo.E' uno spettacolo che propone con lievità l'intera vita di un uomo straordinario, che fu autista per la Croce Rossa da giovanissimo, durante la 1° Guerra Mondiale, poi cronista e scrittore, per sempre. Vinse il Premio Pulitzer nel 1953 per Il Vecchio e il Mare, considerato il massimo capolavoro realizzato sul rapporto uomo-oceano-pesca-vita-morte, dopo forse il Moby Dick di Melville. Hemingway vinse pure il Premio Nobel per la Letteratura un anno dopo, nel 1954: si premiava così un nuovo stile, un vero linguaggio innovato che ha ispirato intere generazioni di lettori appassionati. Purtroppo ormai il grande autore soffriva da tempo di crisi depressive sempre più gravi. Ebbe tre moglie e pure non sembrava mai soddisfatto della sua esistenza, che pure si svolgeva in luoghi affascinanti e stimolanti. La bravura di Accordino sta nel riportare in vita ogni aspetto dell'esistenza di Ernest Hemingway e di saperlo evocare senza mai volerlo incarnare. Difatti l'artista non gli somiglia e non agisce come ha potuto fare Giuseppe Battiston col suo Orson Wells Toasted, in cui la rievocazione di un attore formidabile quale Wells appariva in prima persona e al pubblico, magicamente, sembrava di 'vedere' il vero Orson in persona. Battiston però possiede una stazza tale da poterlo facilmente interpretare e somigliare, mentre Corrado Accordino ha un aspetto troppo diverso da quello di Hemingway, peraltro ricordato a voce, per tentare la stessa operazione. Non è tondo di faccia, non è massiccio, ha un fisico longilineo e un viso affilato, capelli sale e pepe molto folti e occhi chiari, ma ha talento a sufficienza per far godere agli spettatori una carrellata di tutto il primo Novecento, dalla vita spensierata che i giovani godevano dopo la grande guerra a Parigi, quando li si chiamava 'Generazione perduta', al fermento intriso di corrida e morte vissuto a Madrid e delle lunghe ore trascorse a pescare al largo di Cuba, dove si rifugiava per dimenticare l'Europa. Ricordare volumi come Fiesta, Addio alle armi, Per chi suona la campana e risentire le parole che hanno fatto sognare tanti golosi fans del grande scrittore americano crea per davvero quella "nostalgia pazzesca per luoghi e persone che non vedremo mai più" Avvolgente.
Visto il 08-04-2010
al Filodrammatici di Milano (MI)