Annunciata dalla compagnia Teatro Artigiano come la commedia più riuscita di Armando Curcio, soprattutto nella rappresentazione che ne diede Peppino De Filippo, “I casi sono due” non è probabilmente uno dei lavori maggiormente conosciuti e riproposti nel panorama del teatro italiano. Protagonisti sono personaggi stereotipati, ben distinti l’uno dall’altro, ciascuno con una funzione chiara, precisa e facilmente individuabile: si tratta di una commedia leggera che non ha la pretesa di addentrarsi a fondo nella definizione dell’animo umano e propone uomini e donne senza troppe sfaccettature.
È un lavoro adatto ad un pubblico sensibile alla comicità e all’umorismo più semplici, uno spettacolo simpatico ma impostato, in parte dall’autore, in parte da Marina Curcio e Lello Vianello che lo riadattarono, in parte, ancora, da questa compagnia, in modo non troppo brillante e realizzato con un’andatura piuttosto lenta e scarsamente coinvolgente.
Protagonista un Gaetano che è molto “Martufello”, arricchito da quel repertorio di giochi (e sbagli) di parole e battute che appartengono al comico, apprezzato dai suoi molti affezionati ammiratori.
Allegri e curati scenografia e costumi, soprattutto nel mostrare il contrasto tra Gaetano versione “burino” e poi “barone”.
Si nota anche la preparazione della compagnia, composta senz’altro di elementi validi e collaudati.
Roma, Teatro Manzoni, 28 Maggio 2008
Visto il
al
Manzoni
di Roma
(RM)