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I CASI SONO DUE

‘I CASI SONO DUE’: UNA COMMEDIA INTRAMONTABILE

‘I CASI SONO DUE’: UNA COMMEDIA INTRAMONTABILE

Opera senza tempo “I casi sono due” in cartellone fino al 9 maggio al Teatro Carcano di Milano - scritta nel 1941 da Armando Curcio (Napoli 1900 - Roma 1957, commediografo, giornalista e fondatore della Casa Editrice che porta il suo nome), noto per avere scritto anche altre commedie portate al successo dalla Compagnia De Filippo - racconta il dramma della solitudine di due anziani cui non mancano titolo nobiliare e denaro, ma l’affetto di un figlio che dia un tocco di gioiosa allegria a una senescenza vissuta senza serenità.
Memore di una fugace avventura prematrimoniale giovanile con un’avvenente ballerina, l’anziano barone Ottavio Del Duca - esempio perfetto di malato immaginario - si vede costretto a raccontare alla moglie Aspasia, che riversa molto del suo bisogno affettivo sull’amato cane, dell’esistenza di un fantomatico figlio che un’agenzia non certo scrupolosa e onesta gli sta cercando.
Dato a balia a un’umile famiglia, il giovane Gaetano Esposito che dovrebbe essere già ‘maturotto’ ha condotto una vita disgraziata da trovatello diventando - privo com’è stato di famiglia, guida ed educazione - uno ‘scostumato delinquentello’.
Ma il destino gli gioca uno straordinario ‘tiro’ in quanto capita proprio nella signorile dimora del barone nelle vesti di un cuoco assunto da poco tempo, ma che ha già portato scompiglio nel tranquillo tran tran della magione destabilizzando il compassato maggiordomo, la vezzosa cameriera, il simpatico cameriere e non solo ...
Elevato a ‘baronetto’, si mostra riottoso a ogni forma di educazione vista anche l’abissale ignoranza pur se condita da simpatica vivacità intellettuale, anzi da una furbizia patentata.
Le sorprese non sono finite: l’agenzia dichiarando un suo errore porta nella dimora un secondo Gaetano Esposito, un tipo completamente antitetico (psicopatico, autistico e malaticcio) determinando il ritorno del primo in cucina.
Chi dei due è il vero figlio?
La commedia si dipana tra colpi di scena, sorprese e gag che rendono divertentissimo lo spettacolo con attori di straordinaria statura come Carlo Giuffrè dall’ironia sempre misurata e composta e Angela Pagano - entrambi ‘napoletani veraci’ - abili nel rendere le inesauribili sfumature della comicità napoletana.
Encomiabilissimo lo sforzo dell’attore/regista Giuffrè di rendere vivo e attuale il vasto repertorio teatrale napoletano degli ultimi due secoli (da Scarpetta a Eduardo e a Curcio): non a caso la commedia è da lui interpretata e diretta per la terza volta dal 1982 quando ha ricevuto riconoscimenti di Federico Fellini e Giovani Raboni fino al ‘Premio Simoni’ del 2000 per la capacità di coniugare con equilibrio i registri comico, drammatico e sentimentale.
Ottimi tutti gli attori tra cui Ernesto Lama nei panni dello scapestrato cuoco/figlio e Mimì in quelli di Gaetano III, forse un po’ eccessiva la caratterizzazione del secondo ‘candidato’ a figlio, inoltre in alcuni momenti la recitazione perde in brillantezza e vivacità che comunque restano l’elemento dominante della pièce.
Entusiasmante il pezzo finale condito di dolce melanconia con una morale semplice e non solo partenopea.
 

Visto il 30-04-2010
al Carcano di Milano (MI)