Il teatro napoletano di tradizione, nonostante la scomparsa non solo recente di alcuni suoi esponenti storici, sembra avere ancora degli argomenti da sottoporre allo sguardo degli spettatori e alla riflessione della critica se è rappresentato da lavori come “I casi sono due”, testo del 1941 di Armando Pugliese che Carlo Giuffrè ha deciso di riproporre, in qualità di regista ed interprete principale, al teatro Delle Palme di Napoli. Sala gremita e riflettori puntati su un interno borghese di inizio Novecento in cui si svolge la storia, a cavallo tra sghignazzo e malinconia, del barone Ottaviano Del Duca e di sua moglie Aspasia che vivono la loro agiata vecchiaia senza le gioie e i piacevoli imprevisti che un figlio può dare. A partire da questa mancanza si dipana la trama farsesca ed a tratti surreale nella quale un’agenzia investigativa, assoldata dal barone, cerca di lenire le pene del povero padre mancato rintracciando improbabili figli, scaturiti dalla relazione che lo stesso marchese aveva avuto molti decenni prima con una cantante.
Si innesca, dunque, con la velocità di una miccia che brucia verso l’esplosione finale, un plot comico che vede dapprima la scomparsa non troppo misteriosa del cane Medoro, poi la rivelazione che il cuoco appena assunto sia il figlio dimenticato del barone, divenendo barboncino, e la sua successiva e immediata defenestrazione quando un secondo colpo di scena spinge sulla ribalta un babbeo che sarebbe il vero figlio appena rintracciato. Ma la storia non sembra mai arrivare ad un punto fermo, le carte sono costantemente rimescolate e i colpi di scena si susseguono improvvisi a ribaltare le vecchie certezze tra lazzi e doppi sensi, scomparse ed agnizioni. La macchina comica che con grande sapienza Carlo Giuffrè mette in scena tiene bene le oltre due ore e mezza di spettacolo, affidandosi ad una schiera di attori di grande esperienza e capacità scenica, a partire da Angela Pagano, e sviluppando un discorso drammaturgico che, lavorando soprattutto su una dimensione grottesca dei personaggi, fa sfociare la semplice farsa in una interessante dimensione surreale.
Teatro Delle Palme di Napoli, 24 novembre 2010