La rivistona annuale de I Legnanesi arriva più puntuale del freddo gennarino.
Storie di cortile, storie di paese, storie di tutti i giorni (vecchi discorsi, sempre da fare, come cantava Fogli).
Sono proprio i vecchi discorsi la forza degli spettacoli dialettali guidati da un sempre ottimo Antonio Provasio, la Teresa matriarca che tutto sa e tutto decide. Si ride sempre, perché sono i vecchi discorsi che catturano, che coinvolgono e che danno il via alla girandola di battute sferzanti.
Beghe condominiali a più non posso, il nuovo prete, la Mabilia che ancora non s’accasa.
E poi le nuove mode alimentari: Giuan, scegli, dice la Teresa, o vegetariano o vegano. Vinaiolo, no?, risponde lui, sempre più incomprensibile e sempre più innamorato della sua “trottolina amorosa”.
Quest’anno i Colombo veicolano in modo più attento il messaggio social-altruistico: fare del bene fa bene a chi lo fa, dice la famiglia più scalcagnata di Legnano, ma anche la più unita – a dispetto dei capricciosi e imperanti divorzi. Grazie infatti a un’adozione a distanza, fatta tanti anni prima, il bene fatto ritorna sotto forma di Gegè, brasiliano brutto ma riconoscente che li porta tutti in crociera.
Lo spettacolo arranca un po’ nel primo tempo e fila via liscio nella seconda parte; i momenti che funzionano sono sempre quelli a due (Teresa-Giovanni) o a tre (Teresa-Giovanni-Mabilia o Pinetta), senza troppi fronzoli e la coralità caciarona delle varie Chette.
Nei ballettoni colorati l’apogeo lo raggiunge Teresa vestita da ananas; le scene sono un dejà-vu, ma un dejà-vu che rende il tutto riconoscibile e fa “famiglia” – che poi è quello che conta.
Snellita la Carmela, s’è snellita anche la durata: le 2 ore e 40 (intervallo compreso) agevolano la buona riuscita di un prodotto evergreen ma che, se esasperato, può sfiancare anche lo spettatore più accanito.