Torre del Lago, Gran teatro all'aperto, “I Medici” di Ruggero Leoncavallo
UN'OCCASIONE COLTA A META'
A Torre del Lago, per festeggiare i 150 anni dalla nascita di Leoncavallo, amico e “rivale” di Puccini, è stata eseguita in forma di concerto per la prima volta in Italia in tempi moderni “I Medici”. L’opera ebbe scarsa fortuna e, dopo la prima e unica rappresentazione al Teatro dal Verme di Milano nel 1893, cadde in un lungo oblio e solo di recente è stata riproposta al pubblico in forma di concerto da Marcello Viotti a Francoforte. Il recupero dell’opera di Leoncavallo rientra nel progetto del direttore del festival pucciniano Alberto Veronesi di riscoprire partiture minori o dimenticate per una migliore valorizzazione e divulgazione del patrimonio musicale italiano.
La storia, il cui libretto fu scritto dallo stesso Leoncavallo, trae ispirazione dalle “Stanze per la giostra“ del Poliziano, dedicate alle imprese venatorie di Giuliano de Medici, al suo innamoramento per la bella Simonetta Cattanei, alla storica Congiura dei Pazzi e all'assassinio di Giuliano de’ Medici. Nelle intenzioni di Leoncavallo l’opera avrebbe dovuto far parte di una trilogia di carattere storico sul rinascimento italiano denominata “ Crepusculum”, al fine di creare un’opera nazionale italiana di monumentale portata sull’onda dell’influenza wagneriana e dell’incontro avuto dal compositore con Wagner a Bologna nel 1876 in occasione dei Rienzi. Un progetto ambizioso in cui si avverte il tentativo di superare facili forme melodiche a favore di una costruzione più complessa di derivazione wagneriana, caratterizzata da cromatismi, impennate e strutture contrastanti, con maggior risalto a certe sezioni dell’orchestra (in particolari agli ottoni) e al coro, nell’usare materiali musicali di diversa derivazione (la canzone a ballo rinascimentale, musiche di scena, la musica sacra, stornelli), ma il risultato complessivo non è perfettamente riuscito, in quanto manca un’unitarietà stilistica e il “wagnerismo” rimane superficiale e non supportato da temi “forti” e ampie costruzioni. In questa struttura un po’ frammentaria ci sono però belle pagine musicali (alcune ricordano la ballata di Nedda o il duetto Silvio /Nedda dei Pagliacci) che meritano di essere riascoltate.
L’opera è stata eseguita in forma semiscenica con costumi rinascimentali impreziositi da gioielli di scena Swarovski e questa scelta ha penalizzato l’operazione di recupero, in quanto la mancanza della componente drammatica, di cui quest’opera sospesa fra tema amoroso e politico è invece ricca, non ha fatto scaturire tutte le potenzialità espressive, limitandone altresì la comprensione. In un contesto scenico avrebbero avuto ben altro rilievo l’intreccio dei diversi livelli drammatici e piani sonori, come il settimino in cui al duetto in casa fra Giuliano e Fioretta si sovrappongono le voci dei quattro congiurati in strada e il canto angosciato di Simonetta che, nascosta, intuisce la congiura ed equivoca il tradimento dell’amato, oppure quando all’inizio del quarto atto, introdotto da cupe battute orchestrali allusive al tragico epilogo, sul coro religioso si staglia la preghiera di Fioretta e vi si innestano con progressiva tensione le parole dei congiurati.
Nel ruolo di Simonetta Cattanei la giovane e promettente Adriana Damato (che ha sostituito all’ultimo Daniela Dessì) ha sottolineato la componente lirica della dolce fanciulla innamorata e tisica, ben risolvendo i passaggi impervi della partitura. L’altro ruolo femminile, l’amica/rivale Fioretta, è stato interpretato da Renata Lamanda, voce di timbro scuro dal suggestivo registro grave.
Badri Maisuradze/Giuliano de’ Medici ha voce robusta, ma offuscata e povera di accenti e questo ha penalizzato la riuscita dei duetti amorosi e dei momenti di lirismo. Nel ruolo di Lorenzo Il Magnifico si è distinto il coreano Ko Seng –Hyoun, dalla bella e corposa voce baritonale supportata da adeguata intensità espressiva. Buona vocalità per Fabio Maria Capitanucci nel ruolo del poeta di corte Poliziano.
Fra “i cattivi ” da segnalare il basso profondo Vitalij Kowaljow nel ruolo di Francesco Pazzi, Eric Owens, torvo Montesecco, Carlo Bosi come Bernardo Bandini e infine l’Arcivescovo Salviati di Arutjun Kotchinian.
Alberto Veronesi ha diretto l’orchestra del Maggio Musicale Fiorentino con buona cura dei dettagli e attenzione al suono dei singoli strumenti ma senza conferire alla partitura epica tensione e forte impronta direttoriale. Il coro del Maggio Musicale diretto da Piero Monti si è confermato di ottimo livello e ha dato il giusto rilievo alle pagine corali dell’opera.
Di quest’opera è in corso un’incisione diretta dallo stesso Veronesi, ma ci auguriamo, per una completa valutazione, di rivederla anche a teatro.
Visto a Torre del Lago, Gran Teatro all'aperto, il 7 luglio 2007
Visto il
al
Gran Teatro (all'aperto Giacomo Puccini)
di Viareggio
(LU)