Prosa
I MISERABILI

I Miserabili, un dramma intimista

"I Miserabili"
"I Miserabili" © Simone Di Luca

”I Miserabili”, con Franco Branciaroi, sono una sorta di dramma da camera, ambientato in un ‘800 in bianco e nero, caratterizzato da scene minimali, immerse in una continua penombra, ed una recitazione attenta e misurata.

Può una colpa macchiare una vita? Per l’uomo c’è possibilità di redenzione? Questo è il grande quesito espresso nel romanzo ”I Miserabili” di Victor Hugo ed incarnato nelle figure di Jean Valjean, l’ex galeotto che compiendo del bene vuole darsi una seconda possibilità, e Javert, l’inflessibile poliziotto per cui certe colpe sono incancellabili ed il reintegro nella società impossibile.

Dall’epopea al dramma da camera

Luca Doninelli, autore della riduzione teatrale coprodotta dal Centro Teatrale Bresciano, dal Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia e dalla Compagnia degli Incamminati, asciuga le 1500 pagine del romanzo in uno spettacolo di circa 3 ore, concentrandosi sugli episodi chiave della vicenda di Jean Valjean e tralasciando, come era inevitabile, l’imponente affresco storico e politico che ne fa da contorno.

”I Miserabili” diventano così una sorta di dramma da camera, ambientato in un ‘800 in bianco e nero, caratterizzato da scene minimali, immerse in una continua penombra, ed una recitazione attenta e misurata che ne ridimensiona la componente epica; ed infatti anche l’unica scena di gruppo, quella delle barricate, risulta particolarmente sobria.
Il rapido e continuo susseguirsi degli eventi, che iniziano con il furto dei candelabri in casa del Vescovo Myryel e terminano con la morte di Valjean, è ottimamente supportato dall’idea scenografica di Domenico Franchi, basata su tre imponenti elementi scenici che ruotando ed aprendosi “come le pagine di un libro” permettono di mutare ambientazione con grande efficacia e disinvoltura.



Regia lineare e recitazione naturalistica

Estremamente lineare la regia firmata da Franco Però, che si preoccupa sostanzialmente di raccontare la vicenda, lasciando il compito di trasmetterne la profondità agli attori, cui viene richiesta una recitazione naturalistica, mai eccessivamente enfatica anche nei ruoli di carattere.
Franco Branciaroli lavora per sottrazione, modellando le sue personalissime doti vocali al servizio di un Jean Valjean misurato, umanissimo, in cui convivono sia il santo che il peccatore, con una netta prevalenza del primo. Francesco Migliaccio è uno Javert introspettivo che, se nella prima parte può apparire poco incisivo, è protagonista di un intenso monologo finale in cui emerge tutto il suo dramma. Tra i vari interpreti si segnalano gli efficaci i coniugi Thenardier di Riccardo Maranzana e Maria Grazia Plos, i corretti Filippo Borghi (Marius) e Margherita De Benedittis (Cosette) e, soprattutto l’intensa Eponine di Valentina Violo.

Visto il 08-05-2018
al Sociale di Brescia (BS)