Bologna, teatro Comunale, “I puritani” di Vincenzo Bellini
FLOREZ, IL COMPUTER DEL BELCANTO
Ultima opera di Bellini, i Puritani è basata sulle lotte tra i seguaci di Cromwell, i puritani per l'appunto, e gli Stuart. Nonostante lo sfondo romanzesco e guerresco, il tono dell'opera, inconfondibile, è dato dal colore elegiaco del dramma che ha il suo centro nella follia di Elvira e nella passione di Arturo. Opera di riferimento per gli appassionati di voci, raramente i Puritani appare sui palcoscenici italiani (non solo per la difficoltà di mettere insieme il cast), ma a Bologna ben cinque volte negli ultimi vent'anni.
Nelle precedenti edizioni la regia era affidata a Emilio Sagi e le sole scene a Pier'Alli; in questo nuovo allestimento, coprodotto con Palermo e Cagliari, Pier'Alli ha curato regia, scene, costumi e luci. Come spesso nelle sue creazioni, la scena è vuota, grigia e dominata da oggetti simbolici ingigantiti, qui spade talvolta avvolte in veli nuziali. Più che essenziale, più che dominata dal rigore, la regia non c'è. Le masse sono immobili, si limitano ad entrare ed uscire; solo a momenti compiono gesti che ricordano il tai chi, una mano sul petto, un braccio che si tende. Poche idee, non convincenti, come le fanciulle vestite di nero e velate, che, lampade in mano, si aggirano sul palco nel momento della pazzia, oppure le stesse che sciapeggiano col velo nuziale di Elvira, o ancora il passaggio di figuri armati dietro il velatino nel teerz'atto. Anche i costumi si adeguano al grigiore cupo della scena.
Va meglio sul versante musicale. Michele Mariotti impone tempi giusti e ben scanditi e un equilibrio ideale tra orchestra, coro e cantanti; cerca le finezze della partitura e le pone in risalto, carezzando gli strumenti solisti ed ottenendo un colore seducente. Sono stati ripristinati tre tagli, un bel terzetto nel primo atto, una pagina del duetto nella scena centrale del terzo ed un frammento nel finale.
Juan Diego Florez è senza dubbio la star della serata, come non ci sono dubbi che la maggior parte del pubblico è qui per lui. Eppure stasera è apparso meno preciso del solito, quasi sottotono, addirittura in difficoltà all'inizio, come al limite. La voce è comunque sempre bella, usata con grande intelligenza, valorizzandola, anche se le parti melodiche meritavano un poco più di trasporto emotivo per rendere appieno la personalità di Arturo. Comunque il tenore è sicuro nell'emissione e domina le insidie della partitura. Nino Machaidze è l'unica a mostrare capacità attoriali, convincendo nel rendere la sofferenza di una Elvira giovanissima ed innamorata; splendida presenza, voce notevole, difficoltà in qualche sovracuto, apparso poco glorioso. ma il fraseggio è curato ed espressivo. Ildebrando D'Arcangelo è presenza di lusso nel cast, sebbene il suo Giorgio sia poco in evidenza, nonostante lo splendido colore della voce (però appesantita dal vibrato). Non ha convinto Gabriele Viviani, un Riccando poco agile e corto nel grave. Seducente Nadia Pirazzini, una Enrichetta di Francia scura e intonata. Con loro Gianluca Floris (Bruno) e Ugo Guagliardo (Gualtiero). Buona la prova vocale del coro, preparato da Paolo Vero.
Teatro tutto esaurito, molti applausi a scena aperta e alla fine ovazioni per tutti.
Visto a Bologna, teatro Comunale, il 14 gennaio 2009
FRANCESCO RAPACCIONI
Visto il
al
Comunale - Sala Bibiena
di Bologna
(BO)