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I RAGAZZI CHE SI AMANO

Gabriele Lavia ci spiega I ragazzi che si amano

I ragazzi che si amano
I ragazzi che si amano

Gabriele Lavia sul palcoscenico non si limita a recitare i versi, bensì li interpreta, attingendo alle possibilità che la corporeità offre, impreziosita da un carico bagaglio emotivo ed intellettuale che una vita pienamente vissuta reca sovente appresso.

Uno spettacolo poliedrico, tracimante di ricordi, che prende spunto dalla penna di Jacques Prévert. L’idea da cui scaturisce un nuovo spettacolo non è sempre nota a chi, fiducioso, si reca ad assistervi. Non così è per I ragazzi che si amano, interpretato e firmato da Gabriele Lavia, prodotto dalla Fondazione Teatro della Toscana.

È proprio l’artista sul palco a rivelare ai suoi spettatori che quanto stanno per vedere ed ascoltare è figlio di un tenero ricordo, scrigno di un Lavia giovincello, al quale una misteriosa ragazza fece dono di un libro del poeta francese Jacques Prévert.


I ragazzi che si amano possiamo essere anche noi

Dopo un prologo in cui l’artista si accattiva la simpatia del pubblico, che Lavia interpella a tratti direttamente, incomincia la parte più propriamente patetica, dischiusa proprio dal testo poetico che dà il titolo alla pièce. “I ragazzi che si amano si baciano in piedi/Contro le porte della notte/E i passanti che passano li segnano a dito/Ma i ragazzi che si amano/Non ci sono per nessuno”, recita l’attore, facendo risuonare l’eco del significato precipuo della parola francese enfants, che non si situa in alcun punto temporale predeterminato.

Non è l’adolescenza o la giovinezza che si celebra, bensì la facoltà di slancio d’appartenere ad una medesima idea (ad esempio, in Allons enfants de la Patrie) o ad uno stesso sentimento (proprio come in Les enfants qui s'aiment). Capacità emozionale in linea di principio aperta e fruibile da chiunque, giovane o vecchio che sia.


L’interpretazione: uno dei punti forti dello spettacolo

“Questo amore così vero/Questo amore cosí bello/Così felice/Così gaio/E così beffardo/Tremante di paura come un bambino al buio/E così sicuro di sé/Come un uomo tranquillo nel cuore della notte”: Lavia sul palcoscenico non si limita a recitare i versi, bensì li interpreta, attingendo alle possibilità che la corporeità offre, impreziosita da un carico bagaglio emotivo ed intellettuale che una vita pienamente vissuta reca sovente appresso. Rimpianti, ossessioni, rimembranze, amori perduti o distrutti; nulla di tutto ciò manca in questo spettacolo, ora lieve ora intenso, capace di toccare le corde più intime.

Visto il 09-05-2019