I ragazzi del massacro, tratto dall’omonimo romanzo noir di Giorgio Scerbanenco (scrittore italiano, di origine ucraina, alla cui memoria è dedicato il più importante premio nostrano per la letteratura poliziesca) affronta il tema della giustizia e la conseguente necessità di perseguire la verità a qualsiasi costo. Matilde Crescenzaghi è una maestrina brutalmente seviziata e uccisa dal branco in una notte di maggio del 1968, nell’aula di una scuola serale milanese. I colpevoli ideali risultano undici allievi della vittima, tra i 13 e i 20 anni, schiacciati dal disagio sociale, senza alcuna possibilità di riscatto. Ma non sempre le cose sono quello che sembrano e il commissario Duca Lamberti, vuole vederci chiaro, perché è convinto che la giustizia sia una vittoria del genere umano contro la barbarie.
Umanità crudele, tra assenzio e perdizione
Attorno a questa raccapricciante vicenda, intrisa di violenza, crudeltà e anice lattescente (assenzio) si agita il Sessantotto; con le prime occupazioni, le manifestazioni e gli scontri di piazza: una piccola storia all’interno della grande Storia. La parabola discendente di un’umanità moralmente degradata e in perenne conflitto.La nuova produzione Linguaggicreativi, con la regia di Paolo Trotti, è ancora una volta ambientata in una Milano nera e senza possibilità di riscatto. Sono passati dieci anni dalla Nebbiosa di Pasolini: tra luci soffuse e una scenografia essenziale, si sentono in sottofondo Jimmy Fontana che canta La nostra favola e Ornella Vanoni con La musica è finita, mentre alla televisione spopola il varietà del sabato sera. Intanto, per le strade si affaccia una nuova visione del mondo e, nel commissariato di via Fatebenefratelli, il Duca – medico radiato dall’Ordine, poi entrato in Polizia - rivela le fragilità di un uomo sospeso tra due epoche, i cui pensieri sono interrotti dallo scoppio roboante delle bombe.