Prosa
I RAGAZZI IRRESISTIBILI

L'esilarante freddura, il declino, la morte

L'esilarante freddura, il declino, la morte
"Funziona. Funzionava. Non funziona più". E' un mondo implacabilmente segnato dalla linea discriminante del successo, quello di Al e Willie; duo comico adorato dal pubblico nel periodo d'oro del vaudeville, i protagonisti della piéce di Neil Simon conoscono, negli anni, l'inevitabile declino portato dalla vecchiaia e, soprattutto, dalla loro separazione, sulla quale non addivengono mai a una pacificazione, un consenso. Mentre per Al l'abbandono delle scene è una conseguenza naturale dell'età, un modo decoroso di sottrarsi al decadimento e alla crisi (così ben raccontato dal suo buen retiro nel bucolico New Jersey), per Willie l'evento è stato subito e non scelto, rappresentando una "rottura" alla quale non si è mai rassegnato né arreso. L'evento di un loro improbabile ritorno sulle scene, grazie a un film/documentario sulla storia della comicità americana, segna per i due un crescendo drammatico di difficoltà, nelle quali si insinua una lunga serie di fantasmi presenti e passati: l'ostilità mai sopita, la rivalità, la paura dell'insuccesso, ma, soprattutto, il terrore della vecchiaia e della morte; così in questo faticoso ricostruire una vecchia gag, nell'ossessione di non recuperare "la battuta giusta, i tempi esatti", si ritrovano molti dei temi cari alla "poetica dell'attore" e dell'artista in generale: l'incomunicabilità tra palco e platea, la vanità della creazione artistica, ma anche un senso di vacuità rispetto alle umane cose in generale, che tanto fa pensare al richiamo della "polvere di stelle" nostrana, travalicando i confini geografici e temporali della Broadway dei tempi andati. Costruita su presenze attoriali impostate e importanti, prima fra tutte quella di Eros Pagni, la pièce si snoda tra intuizioni brillanti e – a tratti – scene lunghe e poco movimentate. Molto felici alcune scelte registiche, prima tra tutte il "cambio in scena" dell'infermiera che, da "spalla sexy" nella gag dei due attori, si trasforma in fredda badante della "vera" malattia di Willie; meno godibili altri momenti – quelli dialogici in particolare – che sembrano risentire di una certa attitudine didascalica e poco narrativa. Nel complesso, molto riuscito l'impianto scenico, anche se desta qualche perplessità il lungo "buio" a metà del primo atto (in assenza di cambio scena); efficace e ben pensata la resa del "teatro dentro al teatro" con il piccolo sipario di lustrini, sistemato intelligentemente in favore di pubblico. In ogni caso, è coraggiosa e apprezzabile, per un teatro stabile, la scelta di un autore che tanto si è adoperato per eliminare la distinzione tra teatro "colto" e non. Oggi che gli attori teatrali cercano uno sbocco nella televisione (e quelli televisivi tentano una sorta di riscatto nel teatro) è più che mai attuale la provocazione di chi racconta la complessità, la profondità di un personaggio, attraverso gag minime, esilaranti, elementari. C'è un po' di Al e Willie, in fondo, in ogni artista, c'è un po' del loro irriducibile farsi guerra in ogni scelta del quotidiano, nella vita di ognuno di noi…
Visto il 02-04-2013
al Ivo Chiesa di Genova (GE)