Lirica
I VESPRI SICILIANI

VESPRI RISORGIMENTALI

VESPRI RISORGIMENTALI

Il festival Verdi propone i Vespri nella musicale traduzione italiana con cui debuttarono in Italia proprio a Parma, senza ballo. A pochi mesi dalle celebrazioni per i 150 anni dall'Unità d'Italia, Pier Luigi Pizzi ha ideato una versione dei Vespri ambientata in epoca risorgimentale. La scena è minimale, un tavolato bianco in pendenza che si allunga a raggiungere la platea, usata come parte naturale del palcoscenico. Sul palco, nei primi due atti, tre barchette, poi un paio di divani rimandati da uno specchio a fondo scena posizionato ad angolatura acuta, quindi una grata nel quart'atto e un altare neoclassico per il finale. Come sempre, i costumi sono di una eleganza senza pari, giocati nei toni del blu per le divise dei francesi e del nero per gli abiti dei siciliani con le immancabili coppole (e fazzoletti per le donne). La regia segue narrativamente la trama e si occupa principalmente di gestire masse e protagonisti tra palco e platea. Nel finale piovono dal loggione piccole bandiere rosso-bianco-verdi, mentre un grande vessillo italiano sventola sul palco a sostituire il tricolore francese dell'inizio.

Superba la prova dei protagonisti. Leo Nucci è un impeccabile Guido di Monforte, reso con grande finezza sia nella implacabilità del ruolo pubblico che nella dolorosa intimità paterna, un canto caratterizzato da varietà di fraseggio ed intensità di accenti. Giacomo Prestia rende in modo eccellente Giovanni da Procida che nell'aspetto rimanda al Verdi della maturità, un'interpretazione commovente per la intensità dei colori vocali (attorialmente il regista lo vuole piuttosto grande e stimato vecchio che trascinatore di popolo e rivoluzionario). Daniela Dessì è parsa in formissima nell'aspetto e nella voce, con fraseggio e mezzevoci da brivido, senza cedere mai nelle discese nel grave e nelle salite verso l'alto. Il malato Fabio Armiliato è stato sostituito da Kim Myung Ho che ha cantato con lo spartito ma rendendo Arrigo in modo convincente, generosamente aiutato dai colleghi nelle movenze sul palco (onore a lui in un ruolo difficile, a metà tra la vocalità belliniano-donizettiana e quella più spiccatamente verdiana). Tra i comprimari si sono distinti Dario Russo (Bethune) e Alessandro Battiato (Roberto), come anche Adriana Di Paola (Ninetta) e Raoul d'Eramo (Danieli), disinvolti anche nelle danze; con loro Andrea Mastroni, Roberto Jachini Virgili e Camillo Facchino.

Massimo Zanetti dirige l'ottima orchestra del Regio con tempi precisi e suoni cesellati, nonostante la notevole difficoltà di cantanti e coro sparsi in tutti i punti del palco e della sala contemporaneamente. Zanetti scava in una partitura molto bella e ne rende in maniera sontuosa tutti i dettagli. Magnifico il coro, preparato da Martino Faggiani.

Teatro esaurito, moltissimi applausi durante la recita e alla fine con ripetute ovazioni per tutti i protagonisti, sostituto compreso.

Visto il
al Regio di Parma (PR)