I was looking at the ceiling and then I saw the sky (Stavo guardando il soffitto e poi ho visto il cielo) è la testimonianza di un sopravvissuto al terremoto del 1994 a Northridge, California, riportata da un giornale locale. La poetessa e scrittrice June Jordan si impadronisce di questa frase e ne fa il titolo dell’opera, anzi della song play scritta con le musiche di John Adams. Non c’è una storia vera e propria, si tratta di un affresco sui momenti di vita di sette personaggi, prima e dopo il sisma, raccontati da canzoni che riassumono i generi musicali americani dell’ultimo secolo, dallo spiritual al rock, dal free jazz al bebop, dal blues allo stile minimalista anni ’70 che sembra quello in cui John Adams si riconosce di più. L’ambientazione è quella metropolitana, con slanciate costruzioni tra strade urbane e ombre di periferia. I riferimenti a Porgy and Bess o West side story sono espliciti. Si raccontano storie di emarginati, ladruncoli, immigrati irregolari, un prete play boy, un poliziotto gay. Le musiche sono gradevoli, ben cantate dai protagonisti accompagnati dall’ensemble diretto da Alexander Briger in cui spiccano la chitarra elettrica di Luca Nostro e il graffiante sax di Maurizio Giammarco. Ma l’aspetto che rende lo spettacolo imperdibile è la messa in scena di Giorgio Barberio Corsetti: luci, proiezioni e animazioni contrappuntano la vicenda e precipitano lo spettatore nella costruzione di un lungo cartone animato dove c’è la capacità di sintesi del fumetto e lo stordimento psichedelico da rock anni ’70. Due ore e mezzo di spettacolo passano in un soffio e si esce dal teatro con la consapevolezza che lo spettacolo dal vivo puo’ essere una esperienza unica che stampa nella memoria emozioni sensoriali che non possono essere riprodotte con altri mezzi.
Lirica
I WAS LOOKING AT THE CEILING AND THEN I SAW THE SKY
Un lungo cartone animato dopo il terremoto
Visto il
al
Costanzi - Teatro dell'Opera
di Roma
(RM)