Ci sono temi che tornano ciclicamente nella (nostra e altrui) Storia e che hanno la forza dirompente di una cascata, di un fiume in piena che rompe gli argini e ci fa pensare alla calamità e all'emergenza della nostra situazione. Che poi altro non è che uno stato perenne di emergenza, quella che riguarda lo scarto e il conseguente scontro tra la libertà e il diritto individuale e quelli della collettività, argomento dibattuto da secoli da drammaturghi e scrittori europei e d'oltreoceano.
Come lo stesso Ibsen, autore di quel teatro sociale che denuncia le storture della contemporaneità a partire dai Pilastri della Società e ideatore della dramaturgia moderna, con la quale affronta temi trasversali, applicabili al suo paese ( la fredda e combattiva Norvegia) così come al nostro che di libertà di stampa, di espressione e di cosiddetti Nemici Del Popolo ne ha visti non pochi.
Il testo, di oltre 120 anni fa, risulta attualissimo nell'adattamento di Edoardo Erba, che prende spunto principalmente dalla versione cinematografica di Arthur Miller, la quale aveva trasportato i problemi ottocenteschi relativi all'inquinamento delle terme e delle coscienze cittadine agli anni squisitamente americani del maccartismo e della caccia alle streghe.
Nello spettacolo di Pugliese siamo negli anni'70 in Italia, prima del periodo nero degli anni di piombo, e Gian Marco Tognazzi è il medico ideatore delle terme inquinate, che si scontra inevitabilmente con l'(a)moralità delle istituzioni locali, in questo caso con un forte, fortissimo conflitto di interessi trattandosi del primo cittadino che altro non è che suo fratello ( Armando Bruno) e non solo; in un periodo altamente politicizzato ed impegnato, anche la maggioranza e gli esponenti della sinistra "rivoluzionaria" finiscono per scendere a delicati compromessi per non perdere il proprio status ( o il proprio lavoro) e voltano le spalle ad un'idea e ad una battaglia giusta e giustizialista che inizialmente condividono.
Il bene collettivo si scontra con quello personale, con l'egoismo e l'opportunismo che abitano il popolo, si affaccia lo spettro della poca, reale, libertà di stampa e viene rimarcato fortemente il ruolo della politica nella vita quotidiana dei cittadini e l'influenza che questa esercita, appunto, sulle loro coscienze.
Nel personaggio interpretato da Gian Marco Tognazzi è molto chiara la trasparenza e anche l'atipicità del suo essere un uomo e un professionista "impegnato" : Stockman è veramente intenzionato a far valere i propri diritti e conseguire il bene della collettività e della sua "creatura", quelle terme concepite per curare i malati che, al contrario, stanno procurando problemi alla salute. Il risultato di anni di lavoro rischia, ma in questo caso deve, cessare di esistere, se non sarà possibile porre rimedio al problema.
Tognazzi nei panni di Stockman è un combattivo, o forse un combattente, fin dai primi ingressi in scena, che lentamente sviluppano il suo carattere di indipendenza e alto valore morale.
Contrapposto a Stockman il punto di vista, meramente egoistico e venale, del Sindaco, il fratello amato/odiato e temuto da tutti, che riesce ad influenzare gli umori della città e punta a distruggere e trasformare il protagonista in un Nemico, anzichè sostenitore, del popolo. Un cattivo con la C maiuscola, un diavolo tentatore che fa presa sui problemi e sulle debolezze dei propri cittadini, interpretato da un Armando Bruno ( per la quinta volta in coppia con Tognazzi) in splendida forma, crudele, cinico, a tratti spaventoso.
Tutto intorno parenti, amici e colleghi che si ritrovano impotenti di fronte alla negatività della situazione; se c'è una speranza, seppur debole, di far tornare il popolo al centro del "potere" e liberare l'opinione pubblica dalle costrizioni politiche, quella risiede nella forza della comunicazione, della cultura e della diffusione di un libero pensiero. Per questo Stockman decide di affidare il proprio messaggio alla Radio, per arrivare direttamente ( se vorranno ascoltare, oppure cambieranno stazione) agli ascoltatori.
Unica pecca della mise en scène è la struttura della casa del protagonista e degli interni, inframezzati da pareti di vetro che, per ovvi motivi, richiedono un'amplificazione panoramica e spezzano i dialoghi che si svolgono negli ambienti esterni, allontanandosi dalla dimensione puramente teatrale.
Lo spettacolo di Pugliese è un'opera complessa e richiede una grande partecipazione da parte dal pubblico, e sicuramente qualsiasi spettatore potrà trovare dei punti in comune con la situazione italiana attuale, riflettendo, durante e dopo la visione, di argomenti che sempre più, ultimamente, stiamo trovando negli spettacoli teatrali italiani. Forse un nuovo periodo dell'impegno è arrivato.