Prosa
ICS - INCOGNITE CON SOLUZIONE

Psicoeffervescenze

Psicoeffervescenze

Leggero, senza mai sconfinare nella pedagogia o nella banalità, come sarebbe magari stato invece facile fare: è il pregio più evidente di “ICS - Incognite con Soluzione”, che la regia di Claudia Natale affida ai giovani interpreti dell'Associazione Imprenditori di sogni: Serena Pisa, Roberta Astuti, Clelia Liguori, Gregorio De Paola, Yuri Napoli, Miriam Manco Martinee e Francesco Varriale.

La penna è di un altrettanto giovane Claudio Buono (che in anteprima sappiamo aver appena vinto il Bando Campano di Drammaturgia del Nuovo Enzo -giuria di Enzo Moscato e Antonio Latella- con il testo "Gretel e Gretchen"), il quale tiene a sottolineare di aver raggruppato alcune tematiche spontanee che sono sorte dal confronto comune sul tema, ed il risultato è appunto un insieme alquanto sorprendente di effervescenza psicanalitica che ha inizio ancor prima del sipario, quando i futuri spettatori vengono accolti alla mostra collegata da una pseudo-psicologa a colloquio ipernevrotico con tutti, ma lei è l'Es, ed in quanto tale può permetterselo, così come le è concesso chiarire anche che il teatro è pulsione, contrapposto alle mostre ed ai musei.

La storia è quella di Julian, aspirante scultore di ispirazione dadaista, che soccombendo alla legge del pane quotidiano accetta l'incarico per una statua neoclassica, da consegnare oltretutto in tempi brevi. C'è poco spazio per la linearità degli eventi, perché tutto diviene ben presto uno psicostage, formalmente rappresentato da un laboratorio che è la fotografia esteriore del suo io, fra elementi di arredo poco omologabili o assimilabili (su tutti, una radio a valvole anni '40) fra i quali via via appaiono e si scontrano tutti i suoi personali daimon, ovvero i mostri ed i fantasmi in cui si incarnano le intermediazioni psichiche tra le dimensioni della sua personalità.

Con un certo effetto complessivo di sorpresa, se non di momentaneo spiazzamento, i personaggi che popolano la sua mente si presentano, si seguono ed a volte si inseguono, a partire dall'apparente amico Grillo, che evoca insieme il maggior numero di complessi e di patologie, saltellando compiaciuto fra sensi di colpa, insicurezze, malinconie, ansie, irrazionalità e paranoie, spadroneggiando a lungo come la parte pessimista di Julian a correggere le sue mosse, e schierandosi decisamente contro Judith, la sua compagna, per aver rovinato il loro sancta sanctorum (non è un caso il riferimento a Julian Beck e Judith Malina, i fondatori del Living Theatre).

La materializzazione tocca poi ad altre forme della sua coscienza, dalla statua neoclassica/aspirante dada alla parte razionale di Radio Ratio, a Max, un ex di Judith con cui confrontarsi sempre ed inevitabilmente (il suo opposto, come chiarisce Max stesso nel tentativo di rappresentarsi come caricatura della realtà, contrapposta alla sua arte "L'opera omnia di uno scrittore russo non vale un mio bacio alla francese").

Ma soprattutto, tanto per sottolineare come il “permesso” si oppone al “possibile”, la presenza pervasiva, invasiva e di vero confronto è quella, guarda caso, di una madre edipica raffigurata con le spire avvolgenti dei suoi arti capaci di inglobare i tentativi di Julian di affrancarsi, fino alla pronuncia di una condanna cui sottostare, resa in una delle forme probabilmente più evocative ed insieme divertite possibili, di sicura ed esilarante presa sul pubblico: "Invece di consegnare la statua, ti iscriverai a giurisprudenza!"

Una piccola fuga arriva dall'alcol, Julian si ubriaca per esorcizzare i demoni e funziona, ma dura poco, e dopo inani ispirazioni dada di “distruggere per creare”, subito soppresse dal super-Io, in un finale in cui sembra prevalere la Madre-interferenza che impedisce alla Ragione di prevalere, con un exploit forse troppo facile Julian si veste dei panni razionali necessari ad affrontare il suo compito: grazie soprattutto all'unica sua vera interlocutrice reale, quella Judith che pur rimanendo figura variamente oppressiva in qualche modo lo sblocca, l'artista serve a sé stesso un lieto fine, e si assume le responsabilità che lo portano a terminare la statua.

Magari funzionasse con tanta celerità anche una seduta dallo psichiatra, verrebbe da dire...

Della girandola di realtà ed irrealtà, sorretta da un palese approccio entusiasta di tutto lo staff, i protagonisti più efficaci sono stati sicuramente Grillo e Judith, grazie all'interpretazione particolarmente incisiva di Serena Pisa e Gregorio De Paola.

L'opera finita, ancorché rimaneggiata scultura, si chiamerà non a caso "la donna che visse due volte", divenendo infine la sua catarsi, in cui trovarci dentro anche quel "perché non parli?" che in risposta, però, riceve solo un "perché non ho niente da dire..."

Visto il 10-03-2011
al Spazio Libero Sala B di Napoli (NA)