Lirica
IL BARBIERE DI SIVIGLIA

Barbiere animato

Barbiere animato

Molti giovani a teatro per un Barbiere di Siviglia altrettanto giovane e frizzante, nato dalla proficua collaborazione fra il regista Pier Francesco Maestrini e il cartoonist Joshua Held, che ha visto musica e animazione fondersi insieme in un coacervo di spassosa ilarità. Certo, una produzione di questo genere nasce da un tipo di visione, tipicamente contemporanea, che concepisce il divertissement come una continua sollecitazione di tutte le percezioni sensoriali dell'individuo, in quel continuo rapido divenire cui ci hanno assuefatto sia la pubblicità, sia certa recente cinematografia e che, in un certo qual modo, finisce per sottrarre attenzione alla centralità dell'elemento musicale che nell'opera è, e deve rimanere, primario. Sta di fatto che, in questo caso specifico, l'arguzia di fondo sottesa a tutto l'allestimento, la perfetta sintonia e l'interazione fra ciò che avviene sul palco e il cartone proiettato sul fondo, il tentativo, spesso ottimamente riuscito, dell'immagine animata di descrivere e sottolineare quanto espresso musicalmente non possono che decretare il successo del progetto. Evitabili, invece, alcuni effetti sonori del cartoon che, soprattutto nella prima parte, risultano, a parere di chi scrive, davvero disturbanti.

I personaggi in scena sono esageratamente obesi, vistosamente abbigliati con colori accesi e hanno una gestualità volutamente sovrabbondante; nel disegno animato di fondo essi sono, invece, interpretati tutti da Rossini stesso che li ha concepiti e che con loro si identifica. Geniali le trovate di travestire da Luciano Pavarotti Almaviva quando veste i panni del maestro di musica Don Alonso, di illuminare di luce sinistra Don Basilio che nel cartoon è sempre seguito da una scia giallastra di mefitico odore quasi sul modello di una puzzola, del far comparire come spettatori della scena finale grandi compositori del passato come Beethoven, Verdi e Puccini ai quali si tenta di mescolare Giovanni Allevi che viene prima subissato da lanci di ortaggi e poi schiacciato su una sedia da Pavarotti che lo ignora e finge di non vederlo. Lo spettacolo corre veloce, i protagonisti interagiscono col cartoon, le immagini si susseguono rapide, ironiche, lievi, difficili da descrivere nella loro sequenza in un clima di generale piacevolezza.

Buon controllo dell'emissione per Christian Senn, impegnato nel ruolo del titolo: particolarmente apprezzabili il colore scuro della voce, l'ottimo fraseggio e l'eleganza della linea di canto. Brillante su tutti la Rosina di Annalisa Stroppa, dotata di uno strumento corposo, solidissimo nei centri, ma al contempo limpido in acuto, notevolmente sciolto nelle agilità. Nei panni del Conte d'Almaviva Edgardo Rocha, caratterizzato da una voce chiara ma potente cui si perdona qualche vaga nasalità di fondo, che si mostra davvero adatto al ruolo, solido nel registro superiore con acuto squillante, ma sicuro anche nei centri, molto attento alla cura del fraseggio e alle mezze voci. Il Bartolo di Omar Montanari è impeccabile e, sebbene dotato di una mimica facciale particolarmente espressiva, non risulta eccessivamente caricaturale. Per nulla stereotipato anche l'olezzante Basilio di Marco Vinco che punta più sul lato comico-onirico del personaggio che su quello della sua sgradevolezza: il timbro è piacevolmente scuro, la voce ben a fuoco. Buoni e corretti anche i comprimari, Irene Favro che veste i panni di Berta e Salvatore Grigoli nel duplice ruolo di Fiorello e dell'Ufficiale.

Stefano Montanari dirige l'Orchestra dell'Arena con la massima attenzione possibile al palcoscenico e ai tempi del cartoon, talvolta con volumi un po' corposi, ma con ottimi risultati sul piano dell'amalgama complessivo delle sezioni. Molto buona la prova del Coro.

Teatro affollato con molti giovani in balconata che hanno applaudito tutto e tutti con grande entusiasmo.

Visto il
al Filarmonico di Verona (VR)