Firenze, teatro Comunale, “Il barbiere di Siviglia” di Gioachino Rossini
UN BARBIERE NEL PAESE DELLE MERAVIGLIE
“Io confesso che non posso fare a meno di credere che Il Barbiere di Siviglia, per abbondanza di vere idee musicali, per verve comica e per verità di declamazione, sia la più bella opera buffa che esista”. Così Giuseppe Verdi scriveva nel 1898 a un critico musicale francese. È indubbio che il Barbiere sia un classico, non solo dell’opera buffa o dell’opera italiana, ma dell’opera tout-court, della musica e persino della cultura italiana, un mito che, proprio per il suo essere tale, ha saputo suscitare interpretazioni diverse e magari opposte da parte di diverse culture, senza mai esaurire i tentativi di interpretazione, anzi incoraggiandone di nuovi, incessantemente.
La regia di Josè Carlos Plaza, su scene e costumi di Sigfrido Martin-Beguè è molto divertente, coloratissima, surreale, al punto da ricordare in tanti momenti il “paese delle meraviglie” di Carroll. Sulle quinte che salgono, scendono e scorrono sono disegnati vari fondali che ricordano la Spagna e la sua tradizione multiculturale, in particolare in uno un arco moresco decorato con la stella di Davide rivela una chiesa cattolica. Sul Guadalquivir passano strane caravelle, mentre l’ambientazione è sotto un fitto aranceto i cui frutti si illuminano come mille lampadine arancioni nella scena del temporale. Gli incredibili mobili sembrano usciti dal paese delle meraviglie, come lo “stregatto” con la schiena inarcata e la coda dritta che appare di fianco alla bottega di Figaro. Ironici, surreali e coloratissimi i costumi, che contribuiscono a creare l’atmosfera.
Roberto Abbado ha diretto in modo esemplare la sinfonia, poi si è limitato ad accompagnare i cantanti, avendo a disposizione però un’ottima orchestra come quella del Maggio (che non sbaglia un attacco e non fa una sbavatura) e un cast di prim’ordine.
Daniela Barcellona è stata una rivelazione: ci ha abituato a ruoli drammatici, spesso maschili; qui la ritroviamo ironica, autoironica, una straordinaria attrice comica dalla perfetta mimica facciale, con i giusti tempi e le espressioni calibratissime ed esasperate, strappando risa e applausi in più punti. A ciò si somma la voce che tutti conosciamo ed amiamo, una voce illimitata per colore ed espressività che introduce passaggi di coloratura con estrema facilità ed esplora le zone estreme della tessitura con inusuale naturalezza.
Antonino Siragusa è un Conte sognatore che fa sognare e volare il pubblico, un Conte giovane ed esuberante che si avvia ad essere inarrivabile: la bellezza della voce limpida ed autenticamente tenorile, sorretta da ottima tecnica e stile sicuro, tutti i registri perfetti ed estesi, nessuna difficoltà ad affrontare le colorature ed il rondò del secondo atto (che credo sia la prima volta che viene cantato a Firenze), con risultati di livello altissimo. Meravigliosa la serenata del primo atto suonata davvero da Siragusa con la chitarra, con una parentesi di ironia devastante, quando Figaro lo incita a seguitare e lui si fa prendere la mano e intona un pezzo veloce concluso con uno spagnoleggiante “Olè”, salvo poi subito tornare al tono innamorato e sentimentale: i suoni della cavatina e della serenata sono così dolci da stringere il cuore. Divertentissimo il suo don Alonso con la esse sibilante.
Roberto Frontali è un interprete di riferimento per il ruolo, un Figaro eccellente, il Figaro che tutti si aspettano, giocherellone, buffo, un po’ gigione un po’ egocentrico, voce ampia e corposa, vellutata ed espressiva.
Alessandro Corbelli è un fuoriclasse, Bartolo straordinario per vocalità ed interpretazione, un tutore che difende strenuamente non solo il suo bene più agognato (Rosina) ma anche più in generale tutto il suo mondo, la sua mentalità retrograda, le sue idee, il potere dispotico ed ottuso che esercita in casa per cercare di trattenere un mondo che sta inevitabilmente ed inarrestabilmente cambiando.
Con loro, azzeccati per vocalità e interpretazione, Giovanna Donadini (Berta), Giovanni Battista Parodi (Basilio), Vittorio Prato (Fiorello), Enrico Rotoli (Ambrogio) e Vito Roberti (un ufficiale).
Insomma un barbiere nel paese delle meraviglie, per ambientazione e cast vocale.
Nel secondo cast ha brillato per linea di canto impeccabile Pietro Spagnoli, al debutto italiano nel ruolo del titolo, dopo le performances in Francia e Spagna (di questa ultima produzione è in commercio un dvd della Decca, da acquistare anche per la presenza dell’inarrivabile Florez). Il suo è un Figaro diverso rispetto a quello di Frontali. Spagnoli è un Figaro più misurato, meno incline a gigionerie clownesche, un Figaro consapevole del suo ruolo essenziale nella società e nella vicenda che si racconta, un Figaro che ha capito l’importanza del travestimento non tanto come residuo del teatro di maschere quanto come modo di aggirare gli ostacoli e di piegare gli arbìtri del potere e del destino. Un Figaro che sotto il mestiere del barbiere maschera la sua multiforme attività di factotum, barbiere-letterato che crea, inventa, destruttura, decodifica e materializza situazioni e che ha perfettamente capito che la sua presenza serve a Rossini per inserire nella commedia un’allusione alla missione dei letterati, tema ricorrente nel dibattito culturale dell’età dei tardi Lumi. Un Figaro, insomma, lucido e realista, la cui filosofia ha un tale senso del concreto che quasi sfiora il cinismo e che si confronta con il Conte sognatore (se solo un Conte ci fosse stato nel secondo cast). Tra i momenti più felici, la lettura della lettera di Rosina, molto teatrale, con la personalissima licenza del “Non è vero?” nella chiusa finale, una citazione intelligente e divertente.
Laura Polverelli ha una bellissima voce che ne fa una interprete di riferimento in molti ruoli (tra cui Dorabella), ma qui è apparsa in un repertorio poco adatto, seppure il ruolo è già frequentato. Completavano il secondo cast Mario Zeffiri (Conte di Almaviva), Luciano Di Pasquale (Bartolo), Simòn Orfila (Basilio), Laura Chierici (Berta).
FRANCESCO RAPACCIONI
Visto a Firenze, teatro Comunale, il 7 e l’8 ottobre 2006
Visto il
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La Provvidenza
di Vallo Della Lucania
(SA)