Lirica
IL BARBIERE DI SIVIGLIA

Il Barbiere di Sivilgia diventa di Cincinnati

Il Barbiere di Sivilgia diventa di Cincinnati

Proprio così: Federico Grazzini ambienta il suo Barbiere in Ohio, un Figaro non più andaluso ma americano. Il contesto risulta poco calzante ma non estraneo, anche se troviamo forzato l'accostamento che vuole il regista nelle sue note tra il mondo egoistico e dispotico di Bartolo e i valori borghesi del sogno americano. Uno spettacolo all'inizio piacevole ma che non aggiunge nulla al già visto e diventa piatto e poco divertente.

Siamo negli anni Cinquanta, in una periferia di casette di legno a due piani con giardino e steccato dipinto che sembrano un cartoon, o meglio un telefilm coi personaggi in carne e ossa tratto da un cartoon. Le scene di Andrea Belli ricostruiscono due ambienti, l'esterno della casa di Bartolo e un interno che è la camera da letto di Rosina, sul cui muro troneggia una testa d'alce. I costumi di Valeria Bettella rimandano a un ambiente sociale dignitoso ma non particolarmente abbiente. 

L'idea registica è che i personaggi siano pedine di un gioco svolto forse da Bartolo, ma egli stesso è nel “campo di gioco”, una superficie moquettata verde stesa sul palco come un biliardo. L'insegna della barbieria ha una palla rossa che salta via per riapparire nei finali: nel primo atto ingigantita a schiacciare i soldati (qui poliziotti) prima e distruggere la casa poi, nel secondo atto si moltiplica e piove dall'alto. Il resto sono poche trovate legate all'ambientazione scelta. Belle e azzeccate le luci, curate dallo stesso Grazzini.

Edgardo Rocha è un Conte carente nel legato che convince maggiormente nei momenti spiccatamente lirici; il finale lo mette alle corde per le agilità scomposte e singhiozzanti. Marcello Rosiello è un Figaro factotum nel senso letterale del termine: si trasforma in giardiniere, pompiere, antennista, postino, muratore, un personaggio clownesco abbigliato come un clochard. Concetta D'Alessandro è una Rosina bamboleggiante che non brilla nelle agilità poco luminose e appesantite; a lei è riservata un'immagine divertente, quando diventa una “vipera” e spezza la mazza da golf del suo tutore; durante “Una voce poco fa” i servitori entrano in scena per portare i mobili spezzando l'atmosfera di amorosa sospensione. 

Omar Montanari è un Bartolo fanatico del golf abbigliato coi classici pullover a rombi in pendant coi calzini; volutamente poco buffo, risulta giovane per il ruolo e ci sono parsi inutili i passaggi in napoletano in “Quando mi sei vicina”. Roberto Lorenzi è un Basilio fisicamente gigantesco me con voce piccola. Eccessivamente caricaturale la Berta di Loredana Arcuri (che nella sua aria sogna un tango con Ambrogio), l'Ambrogio di Valerio Napoli e l'ufficiale di Adrien Charles Page. Minuto e corretto il Fiorello di Andrea Vincenzo Bonsignore. Con loro il coro del Circuito Lirico Lombardo preparato da Antonio Greco.

Matteo Beltrami si impegna molto ma fatica a tenere in linea l'orchestra I pomeriggi musicali, qualche strumento se ne va per conto suo e il risultato è, oltre il mancato appiombo, un suono poco frizzante e la poca briosità in una partitura che ha proprio in quello il suo motivo di pregio. Pubblico molto generoso con gli applausi.

Visto il 11-12-2011
al Ponchielli di Cremona (CR)