In occasione del centocinquantesimo anniversario dalla scomparsa di Gioacchino Rossini, la Fondazione Arena di Verona ha ripreso Il barbiere di Siviglia nell'edizione con regia, scene, costumi e luci di Hugo De Ana che aveva debuttato nel 2007.
Barbiere nel giardino delle fiabe
Lo spettacolo, che ha il merito di rendere estremamente godibile un'opera che al contrario si perderebbe nella vastità del palcoscenico scaligero, è ambientato in un coloratissimo giardino dai tratti fiabeschi, all'interno del quale le azioni dei protagonisti vengono amplificate da coro e figuranti, animati dalle spiritose coreografie di Leda Lojodice. Assistiamo così ad un barbiere ricco di inventiva che, se da una parte non si preoccupa di scavare più a fondo ed approfondire psicologicamente i personaggi, ha però l’indiscutibile vantaggio di tenere sempre desta l'attenzione e appagare l'occhio dello spettatore, raggiungendo il suo apice nell’esplosione finale di fuochi artificiali.
Leo Nucci alla testa di un cast affiatato
Protagonista della serata è stato il baritono Leo Nucci che, nel ruolo del titolo, ha riscosso un meritato successo personale. Le agilità forse non sono più quelle di un tempo, ma la voce è sempre ben timbrata, l'acuto è spavaldo e l'interpretazione è quella del grande mattatore che può permettersi di bissare in assoluta scioltezza la cavatina “Largo al factotum”. Anche Ferruccio Furlanetto, interprete di Basilio, ha fatto valere la sua lunga esperienza di palcoscenico. La voce è ancora ampia e potente e la caratterizzazione Indiscutibilmente efficace.
L'Almaviva di Dimitry Korchak si è distinto per una bella linea di canto e per un fraseggio appropriato, anche se il personaggio difettava nel complesso di incisività. Disinvolta nelle agilità la Rosina di Nino Machaidze, nonostante il timbro apparisse più scuro rispetto al passato. Il Don Bartolo di Carlo Lepore si distingueva per il timbro robusto e per la dizione impeccabile. Efficace, anche se forse un po' troppo caricata la Berta di Manuela Custer, mentre appropriati sono stati gli interventi di Nicolò Ceriani (Fiorello e Ambrogio) e Gocha Abuladze (un ufficiale). Puntuale, nella sua pur breve apparizione, la prova del coro diretto da Vito Lombardi.
Sul podio Daniel Oren, al suo debutto nel titolo, rinunciava a quella spigliata effervescenza caratteristica del Rossini brillante, in favore di una lettura molto personale, più meditata e in alcuni tratti più lirica, che a volte si traduceva in una dilatazione eccessiva dei tempi.
Al termine applausi per tutti con ovazioni per Leo Nucci.