Jesi, teatro Pergolesi, “Il barbiere di Siviglia” di Gioachino Rossini
L'IMPORTANZA DELLA REGIA
Damiano Michieletto è un giovane regista che ha già diverse prove all'attivo e di certo non necessita di ulteriori conferme al suo talento. Abbiamo già visto e recensito la intelligente Gazza ladra (Pesaro, Bologna e Reggio Emilia, premiata con l'Abbiati), il vivace Cappello di paglia di Firenze (Genova, Carlo Felice), il provocatorio Roméo et Juliette (Venezia, La Fenice) e l'attualizzato Ratto dal serraglio di grande impatto (Napoli, San Carlo). Ora si ripropone una delle sue prime prove, il Barbiere del Maggio Fiorentino (progetto formazione 2005), che esemplarmente dimostra il suo straordinario senso del teatro.
Sul palco solo alcune sedie rosse, una scala a libretto blu, ombrelli rossi e grandi palloni bianchi. Le sedie vengono sistemate di volta in volta in modo tale da suggerire i vari ambienti, illuminati splendidamente da Alessandro Carletti con toni caldi e dorati, profondamente mediterranei nella loro crepuscolarità allegra e gioiosa. Una messa in scena fatta di niente dal punto di vista scenico e dunque tutta basata sulla qualità della recitazione e su una serie ininterrotta di trovate che consentono alla storia di dipanarsi vivacemente. A cominciare dalla bottega di Figaro dipinta con le bombolette spray su un telo steso fra due castelli di sedie sovrapposte. Oppure il balcone con scala e sedie infilate. Il momento più alto e geniale, in uno spettacolo prodigo di intuizioni e realizzazioni particolarmente azzeccate, è la Calunnia, con i mimi che creano un'atmosfera perfetta e coinvolgente sia coreograficamente sia sventolando enormi maniche a vento appese a lunghi pali. Le tante idee del regista funzionerebbero comunque, anche a prescindere dal tema del treno che, introdotto all'inizio, viene ripreso alla fine per chiudere il discorso del viaggio e dei personaggi capitati per caso nell'opera. Da registrare che la regia è stata ben ripresa da Matteo Mazzoni.
Giampaolo Bisanti dimostra grande ecletticità nella direzione: dopo la Traviata ora questo Barbiere alla guida dell'orchestra filarmonica marchigiana che appare in sintonia con il Maestro.
Nel cast di giovani si è distinta la Rosina di Victoria Zaytseva, voce scura ed estesa, sicura nelle agilità. I personaggi sono caratterizzati dai costumi bellissimi di Carla Teti con riferimenti animaleschi: il verde, serpentino e infingardo Basilio dalla lunghissima coda (Alexey Yakimov), il furbo e volpesco Figaro (Marcello Rosiello), l'Almaviva aitante rossovestito (Enea Scala, uccellesco nel travestimento di don Alonso ed equestre nei panni del soldato), il Bartolo dall'aspetto severo di domatore circense (Roberto Abbondanza); Mattia Olivieri è sia Fiorello in impermeabile giallo (fra i figuranti in rosso vernice) sia l'Ufficiale in divisa da poliziotto (fra i figuranti con le maschere in lattice di Paperino). Con loro più tradizionale la Berta anziana cameriera ingobbita di Anna Maria Sarra, alle prese con panni lavati e fumosi ferri da stiro. Il coro lirico marchigiano è piazzato in buca, invisibile ma ben bilanciato con gli strumenti e i solisti.
Teatro gremito, pubblico divertito, molti applausi. Dopo Damiano Michieletto un altro giovane e dotato regista in cartellone: Leo Muscato alla prova con La voix humaine e Pagliacci, inedito dittico da noi già visto a Cremona (leggi la recensione nel sito).
Visto a Jesi (AN), teatro Pergolesi, il 12 novembre 2009
FRANCESCO RAPACCIONI
Visto il
al
Giovan Battista Pergolesi
di Jesi
(AN)