Quante volte abbiamo assistito a Il barbiere di Siviglia di Rossini? Varie decine di volte, il conto si perde. Però raramente, ci tocca dirlo, è capitato di assistere ad una versione così briosa, fresca e incantevole come quella proposta dal Teatro Sociale di Rovigo a conclusione del suo cartellone lirico. Merito che va equamente suddiviso fra tutte le varie componenti d'uno spettacolo che scorre velocissimo e divertente.
GLI SPETTACOLI
IN SCENA IN ITALIA
La direzione, prima di tutto
La prima componente, assolutamente fondamentale, è la scattante direzione musicale, tutta all'insegna di una visione effervescente del capolavoro rossiniano, che porta in Italia un talento emergente, quello di Giulio Cilona. Kapellmeister all'Opera di Hannover, ed a breve alla Deutsche Oper di Berlino.
Presiedendo anche al fortepiano - è anche un valido concertista - la bacchetta qualche volta in bocca, il giovane maestro belga/americano ci porge una concertazione di prodigiosa teatralità: nitida, luminosa e arguta, ricca di belle annotazioni strumentali, molto attenta al lavoro dei cantanti. L'Orchestra, che lo asseconda abbastanza bene, è la Filarmonia Veneta.
Drammaturgia e regia animate, piene di verve
Per seconda, ecco la regia animatissima di Luigi De Angelis (leggi Fanny & Alexander), che si è preso carico pure di scene e luci – gli abiti moderni li ha lasciati disegnare a Chiara Lagani – ideando una scenografia unica fatta di quattro moderni vani: in basso, la barberia di Figaro e il salotto di don Bartolo; in alto, la sala prove di un complesso pop e la cameretta di Rosina.
Davanti, scorre una trafficata strada dove transitano gli abitanti di un'odierna città: frotte di studenti ed anziani a passeggio, la sciura in ghingheri e il fanatico jogger, il netturbino e la homeless, e via di questo passo. Sono tutti teen-agers le comparse - ed adolescenziale è la figura di Rosina – messe a creare un flusso di piccole controscene, movimentate e divertenti. Mai, però, fuori luogo o soverchianti.
Dietro l'angolo, il Tati di “Play Time”
Insomma, avendo in mente un immortale film cult quale Play Time di Jacques Tati, con la sua melanconica satira d'un standardizzato ed inesorabile progresso, che poco alla volta spazza via un poetico passato, il talentuoso drammaturgo ravennate imposta una visione molto personale del capolavoro rossiniano, imperniata sui conflitti generazionali; e centrando i caratteri dei personaggi, e rivolgendo per noi «uno sguardo divertito, leggero e feroce al tempo stesso, sui tic, le idiosincrasie e le nevrosi del nostro quotidiano», come leggiamo nelle note di regia. E poi, neanche a farlo apposta, la compagnia – tutta felicemente affiatata - brilla per metà di talenti che si stanno pian piano ritagliando uno spazio nell'agone lirico.
Metà reclute, metà veterani
Neppur trent'anni hanno il tenore Matteo Roma - un Almaviva garbato e decisamente interessante, ben marcato e ben fraseggiato, con facili acuti a fior di labbro - ed il basso Adolfo Corrado: un Basilio assai graffiante in scena, ma dall'emissione fin troppo generosa, da affinare e calibrare meglio. Ancor meno ne mostra il mezzosoprano Mara Gaudenzi, una Rosina ancor acerba nella voce - le agilità ben tornite, ma un po' geometriche; il timbro, di là dalla piena maturazione - ma già persuasiva nello stile, nel canto lieve e nel volitivo carattere.
A questo punto un relativamente giovane Alessandro Luongo - Figaro pieno di brio, irruente, pastoso, tornito e sonoro - la fa quasi da veterano. Per non parlare di un consolidato padrone delle scene qual'è Omar Montanari, che ci ammannisce un Bartolo gradevolissimo, dosato ed elegante, portato da vero buffo parlante; e di Giovanna Donadini, che della pruriginosa Berta ha fatto un perno della sua lunga carriera. Qui, corteggiata con crescente successo dal Fiorello di Francesco Toso.
Maestro del Coro Lirico Veneto - fatto cantare fuori scena - è Flavia Bernardi.
In definitiva, questo Barbiere preso nel suo insieme uno dei migliori allestimenti da noi incontrati in questa stagione 2022/23. Lo ha compreso anche il pubblico del Teatro Sociale – due recite a teatro pieno, altre due a breve all'Alighieri di Ravenna che l'ha coprodotto – che si è mostrato pienamente soddisfatto, tributando alla fine lunghi applausi a tutti. Arrivederci a Rovigo ad ottobre, pare con Tosca.