Un giovane ragazzo sta accovacciato nei pressi di un baule, quasi di proscenio. L'aspetto mesto, sognante e triste. Sulla sinistra del piccolo palco campeggia un pianoforte a mezza coda, preceduto da uno dei tre manichini, di quelli senza testa, sui quali sono adagiati degli abiti eleganti (sono appartenuti a Milly, mentre le foto che la ritraggono, poste in platea, erano della sua collezione personale, grazie alla generosità della nipote Millina Deodato Mignone che ha concesso venissero usate per questo spettacolo).
Poi entrano in scena il maestro Andrea Calvani, che si accomoda al piano, e Riccardo Castagnari, in frac e cilindro, mentre del giovane non vi è più traccia.
Castagnari parla di Milly, di quando, giovane fan, la visitò in camerino, e la omaggia cantando alcune sue canzoni, da Si fa ma non si dice a Stramilano.
E' solo l'inizio di una carrellata di canzoni, monologhi e divertissement che Castagnari interpreta assieme al giovane Igor Petrotto che lo affianca, non sempre, e al Maestro Calvani.
Castagnari compone un omaggio ad autori ed interpreti di ieri, da Petrolini a Campanile, e di oggi, da Paolo Poli a Leopoldo Mastelloni, in un percorso legato dal filo della memoria, quella sua di giovanissimo spettatore che ha avuto modo di vedere a teatro molti, ma non tutti per ovvi motivi anagrafici, degli autori che rivisita.
Castagnari è un delicato cantante, un magnifico interprete, un eccellente attore che ci regala, tra le altre, una memorabile interpretazione di Gastone e di altri stralci petroliniani che porta in scena con una classe e un savoir faire unici. Per umiltà menziona chi ha portato Petrolini in scena prima di lui, da Fiorenzo Fiorentini a Gigi Proietti e Mario Scaccia, ma la sua interpretazione è scevra dalle gigionerie di Gigi, è priva di quel romanesco un po' greve di Fiorenzo, più affine a Mario Scaccia al quale lo accomuna, oltre la bravura, anche la padronanza di sapersi muover sulla scena e l'amore per il teatro. Non servono confronti però per riconoscergli la bravura, basta guardare al suo lavoro, di attore e di autore. Doppio ruolo che gli permette di stare in scena ma dare spazio a chi lavora con lui coinvolgendo il Maestro Calvani anche nella recitazione, il famoso atto breve di Achille Campanile sull'acqua naturale e minerale, che adatta alla bisogna magistralmente, presentando il brano come una pausa nello spettacolo di canzoni, una pausa di scena, prevista dal copione.
Petrotto assolve invece diversi ruoli, ora affiancando ora andando in contrappunto a Castagnari, come quando cerca di modernizzare Rosamunda cantandola sulle note di Like a Virgin di Madonna. Bravo attore, quando recita Campanile, cantante spigliato e parodiante, ballerino intraprendente e disinvolto (anche col gonnellino di banane à la Josephine Baker) quanto Castagnari è elegante e raffinato. Insieme propongono uno spettacolo che, dopo un inizio vagamente stentato, vola leggero come una mongolfiera, a metà tra arte e intrattenimento, cultura e allusione faceta, prosa e canzone, mostrando le caratteristiche di un teatro smepre meno presnete.
E tra tante canzoni d'epoca spicca un momento di pura ironia musicale. Pare che il Maestro Calvani abbia infatti scoperto in un prezioso incunabolo un brano che ha poi influenzato tutta la musica successiva. Appena lo ascoltiamo capiamo che si tratta della filastrocca Ma che bel castello che il maestro esegue prima nella versione originale e poi à la manière dei grandi della musica, da Bach a Rossini, da Beethoven a List a Debussy ognuno citato e parodiato nello stile di esecuzione e composizione.
Un approccio colto e (auto)ironico che esprime in maniera perfetta la cifra di questo spettacolo che intrattiene chiedendo al suo pubblico una competenza teatrale, musicale e non solo, non indifferente, ma al contempo squisitamente popolare proprio come alla fine del 1800 l'opera aveva un seguito di massa mentre oggi è seguita da un pubblico di alta nicchia.
Made in Italy va ben oltre il repechage di un repertorio passato è, al contrario, una dichiarazione di poetica, un modo di intendere il teatro e di fare cultura, nato agli inizi del secolo scorso e portato avanti anche in tempi più recenti da interpreti come Poli e Mastelloni (del quale Castagnari canta la magnifica versione partenopea di Die Moritat von Mackie Messer di Kurt/Weil Brecht). Un teatro radicato nella letteratura, nella musica, nell'arte e nella cultura popolare contemporanee (così in risposta alla versione in stile madonna di Petrotto Castagnari intona un "Rosamunda" sulle note di Bad Romance di Lady Gaga!) che trova nel proprio pubblico uno spettatore che capisce, apprezza e collega allusioni, citazioni e parodie. Un teatro che sa essere ironico, mordace e allusivo senza scadere nella volgarità, nell'ovvio o nel banale. Una cultura che il pubblico di oggi va perdendo perchè il teatro è sempre più colonizzato da personaggi che provengono dal piccolo schermo, mentre in tv il teatro, come il cinema e il varietà, sono stati spazzati via in nome di un'audience misurata da chi la tv la fa e mai da chi si limita a guardarla. Made in Italy è insomma un atto di resistenza teatrale.
L'importante è non arrendersi al cattivo gusto, spiega Castagnari a fine spettacolo, auspicando che il Genio teatrale, quello presente nei tanti spettacoli visti da giovane, torni tra noi. E si rivolge allora a Petrotto che svela essere la rappresentazione teatrale di se stesso da giovane (non che Castagnari sia poi così maturo...) quando sognava di essere un attore, al quale sa come rivolgersi, perchè è un parlare a se stesso, mentre, ammette, non saprebbe che consigli dargli se fosse un giovane di oggi che vuol fare l'attore...
Poi, dopo aver intonato una preghiera al Genio de teatro affinché torni tra noi (modulata sul padrenostro), Castagnari si accomiata con le prime strofe della splendida Sempre cantata da Gabriella Ferri con la quale ha aperto lo spettacolo.
Dopo, mentre le luci in scena si spengono, Petrotto ritorna accovacciato vicino al baule come all'inizio dello spettacolo e quella sua posa acquista adesso un significato malinconico e anche un po' amaro.
IL BELLO NON è PIù DI MODA OVVERO MADE IN ITALY – ALLA RICERCA DEL GENIO PERDUTO
Un atto di resistenza teatrale
Visto il
18-11-2010
al
Due
di Roma
(RM)
Il bello non è più di moda ovvero Made in Italy – alla ricerca del genio perduto