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IL BERRETTO A SONAGLI

Berretto a sonagli: la follia del pensiero libero

Berretto a sonagli: la follia del pensiero libero

 “Il Berretto a sonagli” di Pirandello nell’allestimento del regista Giuseppe Dipasquale, direttore dello Stabile di Catania – in scena al Teatro Quirino di Roma fino al 13 marzo 2011 – con il personaggio centrale di Ciampa interpretato da Pino Caruso, si caratterizza per la sua “sicilianità”.

Molte espressioni dialettali, la pronuncia spiccatamente sicula dei personaggi, ci calano nell’atmosfera originaria della Sicilia di inizio Novecento, in cui il testo venne proposto.

La commedia è nota e tocca alcune delle tematiche più care a Pirandello, quella della maschera indossata nei confronti degli altri, il nostro essere solo se accettati dalla società, il vivere in comunità soggiogati da essa. Con l’amara constatazione che dai canoni, dalla “ragnatela” dei condizionamenti si può uscire solo indossando il berretto a sonagli della pazzia.

E’ una storia di tradimento, gelosia e onore da salvaguardare (ma non si parla mai di amore) che ruota attorno ad un divanetto al centro della scena che – come nell’idea di Pirandello – è quadrangolare con uscite con tende sui quattro lati tutte uguali (con l’idea scenica nel nuovo allestimento della parete davanti alla platea che si innalza... quindi quando è presente permette di osservare dal di fuori dell’ambiente, da dietro le finestre, i drammi psicologici dei personaggi).

Pino Caruso, caratterizza il personaggio di Ciampa, l’uomo tradito. E’ compassato, altero e machiavellico. Come avrebbe voluto Pirandello non è il siciliano focoso e irascibile che davanti al tradimento della moglie avrebbe perso i lumi della ragione e commesso il delitto d’onore che lo avrebbe riabilitato agli occhi dei concittadini; lui è distaccato, freddamente analitico, lucidamente spietato e trova nella pazzia (altrui) la soluzione al suo dramma personale.

“Non c’è più pazzo al mondo di chi crede di aver ragione”, dice, trovando la via di uscita (soluzione che è  diretta solo a salvaguardare il suo onore agli occhi della gente). Bella la “chiusura scenografica” (che non sveliamo per lasciare allo spettatore la sorpresa), che rende scenograficamente il senso del testo pirandelliano.


 

Visto il 03-03-2011