Acuto osservatore della società, Molière continua a sorprendere lo spettatore contemporaneo con le sue commedie dal forte impatto sociologico. Se, da un lato, Il borghese gentiluomo mette in evidenza le difficoltà di emancipazione dell’arrampicatore sociale, dall’altro sottolinea il ruolo critico della cultura e delle arti. “Ah che bella cosa è saper qualcosa” è una frase ingenua, pronunciata dal protagonista Jourdain, ma che apre a serie riflessioni: conoscere e mettere in pratica il sapere per maturare nuove riflessioni su se stessi e sulla realtà.
Emilio Solfrizzi si cala perfettamente nel ruolo del "borghese gentiluomo" con una comicità raffinata, grazie alla quale aggiunge all’archetipo del mercante provinciale, la sensibilità di colui che vorrebbe realmente acquisire nuove competenze, ma schiacciato dagli stereotipi sociali, vive questa ricerca di conoscenze come un’attività superficiale che dovrebbe nobilitarlo soprattutto agli occhi delle altre classi.
Non a caso in questa commedia barocca compaiono quattro discipline, quali la musica, la danza, la scherma e la filosofia, che il borghese vorrebbe imparare, poiché esse mescolano la tecnica, l’espressione artistica e la consapevolezza di sé e del mondo, senza le quali si avrebbe una visione parziale e superficiale del reale.
A tali riflessioni si unisce la leggerezza della farsa, grazie alla vivacità della danza e ai giochi di un teatro nel teatro che fanno sorridere lo spettatore e ricreano quella magica atmosfera artistica di commedia seicentesca che andò in scena per la prima volta alla corte del re di Francia Luigi XIV.