Il cambio dei cavalli, l'ultima commedia (ha debuttato a Spoleto lo scorso sanno) di Franca Valeri, è una istantanea elegante e intelligente dei rapporti interpersonali, che coglie con poche, veloci ma precise pennellate lo scarto generazionale tra l'anziana Anne Marie (la mia generazione è stata una grande combattente finché ha esaurito i suoi compiti. Adesso noi superstiti siamo in vacanza) quella successiva di Odo che crede di avere adempiuto ai propri compiti (ma Anne Marie incalza forse dovresti un po' combattere ...non vuol dire uccidere) e quella giovane di Galette (che studia scienze della comunicazione) amante e poi moglie di Odo.
Tre personaggi, tre temperamenti, tre visioni del mondo che si triangolano restituendo al pubblico attento lo stato di salute della nostra società con un acume che sorprende perché a tutto questo acume, oggi, non siamo proprio abituati.
Ad avvicinare Anne Marie e Odo più che il legame familiare (lei è stata l'amate storica del padre di lui) è la stessa curiosità che li sostiene entrambi anche se lui sa vedere molto meno oltre di lei, un oltre pirandelliano che Franca Valeri infonde al personaggio che interpreta e che ha scritto tramite il quale commenta il nostro italiota qui e ora con icastica semplicità.
Una curiosità che a Galette, per motivi generazionali, manca del tutto e che, tra
le altre cose, non le fa cogliere il senso della metafora con cui Anne Marie e Odo si riferiscono alla loro amicizia, quel cambio dei cavalli che dà il titolo alla commedia, che rende bene l'idea di quanto Odo con Anne Marie possa ricaricarsi, abbeverarsi, ristorarsi...
le altre cose, non le fa cogliere il senso della metafora con cui Anne Marie e Odo si riferiscono alla loro amicizia, quel cambio dei cavalli che dà il titolo alla commedia, che rende bene l'idea di quanto Odo con Anne Marie possa ricaricarsi, abbeverarsi, ristorarsi...
Galette non comprende nemmeno il senso della loro frequentazione (non sarà mica la tua amante? arriva a chiedergli) nata dopo la morte dell'uomo che li lega e che la ragazza normalizza credendo che Anne Marie sia la madre di Odo.
La famiglia (spesso un gruppo di estranei protetto dalla legge) casomai è fatta di affinità elettive e non di legami di sangue (Odo e Anne Marie ne sono la dimostrazione vivente) però Anne Marie in chiusura di commedia dopo aver constatato che Odo è incapace di essere felice per una disistima congenita ammette che, fosse stato suo figlio, gli avrebbe insegnato che ogni uomo è un
pezzo unico...
pezzo unico...
Se la generazione al potere sente di poter già andare in vacanza e quella che
dovrebbe subentrargli non sa la storia nemmeno cosa sia, l'immediato catastrofico
futuro del nostro Paese ci viene rivelato in una epifania contraddittoria: se la
constatazione che Valeri fa delle dinamiche della nostra società è vera allora
non si capisce tutto questo acume (dell'autrice e della commedia) da dove
venga.
dovrebbe subentrargli non sa la storia nemmeno cosa sia, l'immediato catastrofico
futuro del nostro Paese ci viene rivelato in una epifania contraddittoria: se la
constatazione che Valeri fa delle dinamiche della nostra società è vera allora
non si capisce tutto questo acume (dell'autrice e della commedia) da dove
venga.
Privilegi del teatro.
Di chi lo fa e, anche, di chi lo vede.
Il cambio dei cavalli è un testo magnificamente scritto che si può leggere d'un fiato (pubblicato da Einaudi, dal quale traiamo le citazioni) e che ci fa rimpiangere un'Italia che non c'è più o, meglio, che ancora c'è, ma in pochi esemplari.
Una commedia con una forza drammaturgica straordinaria che rimedia da sé alla regia di Giuseppe Marini, un po' pavida, distratta, forse, dalla bella scena di Alessandro Chiti che con un velatino sbilenco opportunamente illuminato fa apparire e scomparire l'ambiente altro nel quale si svolgono alcune scene, mentre il tavolo della scrivania e quello da pranzo si alternano muovendosi letteralmente intorno a una Valeri troneggiante, grazie alla scena mobile opportunamente manovrata.
Un maggior controllo della recitazione di Urbano Barberini, che interpreta Odo, avrebbe dato coerenza a una interpretazione non sempre convincente a tratti troppo disinvolta e poco in personaggio, anche se la commedia è stata scritta appositamente per lui.
Più misurata e convincente AliceTorriani nel ruolo di Galette.
Una magnifica apertura di stagione per il Teatro della Cometa, che ci regalato l'occasione sempre molto gradita di vedere in scena una delle rare autrici di teatro
italiano.
Visto il
17-09-2015
al
Della Cometa
di Roma
(RM)