Rovigo, teatro Sociale, “Il Campiello” di Ermanno Wolf-Ferrari
IL CHIASSO NEL CAMPIELLO
Le celebrazioni per il terzo centenario della nascita di Carlo Goldoni indette dal Sociale di Rovigo si sono concluse con la rappresentazione de Il Campiello, ultima opera di Ermanno Wolf-Ferrari, su libretto tratto dall’omonima commedia goldoniana. L’opera in 3 atti debuttò alla Scala di Milano nel 1939 e rappresenta l’apice della produzione lirica del compositore italo-austriaco. Il libretto è in dialetto goldoniano e riceve un trattamento di mano leggerissima e di effervescente inventiva melodica, rendendo l’idea di un settecento bonario e casalingo, che evoca le maschere, il carnevale, i pettegolezzi femminili tra calli e campielli. Diurna e malinconica, quest’opera ha i colori di iridescenza argentina, nella sua matrice viennese tipica dell’autore, che non dimentica la sua formazione.
L’azione scenica, realizzata a Rovigo dal regista Paolo Travisi con la collaborazione del pittore Virgilio Guidi e dello scenografo Poppi Ronchetti, si sviluppa attorno alla figura del napoletano Cavalier Astolfi: durante una giornata di sole, all’aperto del piccolo campiello veneziano, si incontrano dieci personaggi chiassosi, tumultuosi, che hanno bisogno d’amore e d’allegria. Quanto alla trama si può dire che praticamente non ci sia; ci sono naturalmente delle situazioni comiche create dai personaggi delle due anziane – dona Cate e dona Pasqua- piene ancora di ardori giovanili che a tutti i costi si vogliono rimaritare. Nell’opera i ruoli delle due comari sono affidate a tenori, dando una connotazione particolare e buffa ai personaggi. Travisi ha messo in scena un campiello in cui i palazzi, da cui si affacciano le pettegole veneziane, sono composti da pannelli con vedute del più veneziano dei pittori, il Canaletto; l’idea è quella di godersi lo spettacolo da un ponte del Canal Grande. La regia frizzante e briosa riesce perfettamente a dare il tono buffo dell’opera che la rende gradevole e raffinata.
Un notevole contributo alla buona riuscita dell’opera è dovuto alla grande e caratterista presenza scenica dei due tenori Max-René Casotti nella parte di dona Cate e Leonardo De Lisi in dona Pasqua, che hanno saputo dominare la scena se non per la discreta qualità canora certo per la grande comicità nei due farseschi personaggi. Molto garbata la Gasparina dell’eccellente Daniela Mazzuccato, che nel suo affettato veneziano ha incantato il pubblico con l’aria Bondì Venezia cara tanto da doverla bissare a furor di popolo. Bravi anche gli altri: Armando Ariostini (Cavalier Astolfi), Rachele Stanici (Lucieta) e Paola Francesca Natale (Gnese), Chiara Fracasso (Orsola), Federico Lepre (Zorzeto), Gianluca Breda (Fabrizio, notevolmente impacciato in scena); menzione particolare per Luca Gallo, un bravissimo Anzoleto. La sezione musicale è stata affidata all’Orchestra Filarmonica Veneta “Malpiero” in collaborazione con il Conservatorio Vanezze di Rovigo sotto l’ottima direzione del maestro Stefano Romani.
Teatro gremito, pubblico attento ed entusiasta.
Visto a Rovigo, teatro Sociale, il 26 gennaio 2008
Mirko Bertolini
Visto il
al
Sociale
di Rovigo
(RO)