Prosa
IL CASO BRAIBANTI

Scrittura coinvolgente e intensa interpretazione

Scrittura coinvolgente e intensa interpretazione

Grazie ad una scrittura asciutta e coinvolgente, in grado di alternare, con uguale forza, momenti di commedia e momenti estremamente drammatici, lo spettacolo sprigiona una straordinaria potenza espressiva

Proprio nei giorni in cui apprendiamo con entusiasmo che  a New York potranno sposarsi anche coppie omosessuali, va in scena “Il caso Braibanti”, lucida ed equilibrata drammaturgia dello scrittore Massimiliano Palmese, che ripercorre la storia di Aldo Braibanti, intellettuale versatile e poliedrico che, oltre ad essere un esperto mirmecologo (studioso di formiche), prese anche parte alla lotta partigiana e si occupò di poesia, arte, cinema, politica, teatro e letteratura; Aldo Braibanti, però, lega la sua notorietà ad un capitolo tristissimo della giustizia italiota, infatti lo studioso fu processato e condannato nel 1968 per “plagio” ovvero “per aver assoggettato fisicamente e psichicamente”  il suo giovane amante, il ventunenne Giovanni Sanfratello.
Così, mentre nel 1968 in tutto il mondo infiammava la contestazione e le giovani generazioni chiedevano a gran voce libertà e rispetto, l’Italia si dimostrava ancora una volta, secondo il nostro peggiore costume, un paese ipocrita e bigotto, incapace di accettare il legame sinceramente omoaffettivo tra due uomini.
Gli atti del processo rilevano il carattere maccartista, pretestuoso e lombrosiano delle accuse mosse all’intellettuale, infattii Braibanti fu imputato d’essere frustrato perché basso e ‘stortignaccolo’, d’essere un buono a nulla, perché artista e, in quanto artista, un corruttore d’anime e gli si negò sincerità di sentimento verso il suo amante, per cui la reazione tra i due  fu letta solo ed esclusivamente come perversa strategia intesa a creare una complicità morbosa nella lotta per la sopravvivenza.
Grazie ad una scrittura asciutta e coinvolgente, in grado di alternare, con uguale forza, momenti di commedia e momenti estremamente drammatici, e grazie all’apprezzabile ed intensa interpretazione dei protagonisti (gli ottimi Fabio Bussotti e Mauro Conte), lo spettacolo sprigiona una straordinaria potenza espressiva ed entra nell’alveo della migliore tradizione del teatro civile e militante, d’altronde se è vero che oggi non si celebrerebbero più processi così aberranti, la mancanza di una legge contro l’omofobia in Italia (per non parlare poi del riconoscimento delle coppie di fatto) rappresenta, fuor di dubbio, il caso Braibanti del XXI secolo, e pone l’Italia nella scomoda posizione di fanalino di coda del mondo Occidentale.

Visto il 24-06-2011
al Belli di Roma (RM)