IL CENSORE

Il mondo di Anthony Neilson visto da Antonio Syxty

Il mondo di Anthony Neilson visto da Antonio Syxty

Al Teatro Litta la pièce di Anthony Neilson interpretata da Giovanna Rossi, Marianna de Pinto e Gaetano Callegaro.

 

Tutto nasce in Inghilterra. A partire dagli anni Novanta, infatti, il teatro si fa scrittura coraggiosa che guarda al mondo in maniera impietosa  e sente il bisogno di trovare un pubblico nuovo, fatto di persone che vanno a vedere uno spettacolo disposti ad uscire  dalla sala con la sensazione di aver preso un pugno in piena faccia. E' una drammaturgia che mira a  svegliare il pubblico, a inoculare il vaccino contro gli eventi della vita e che ha la forza dell'insolenza di chi è violento nelle immagini e nel linguaggio. Non c'è niente che il teatro non possa mostrare e lo spettatore è costretto a reagire perchè non può fare altrimenti.

Anthony Neilson insieme a  Sarah Kane e Mark Ravenhill è uno degli esponenti di questa nuova drammaturgia, tra tutti forse il meno rappresentato in Italia. “Il Censore” il suo capolavoro più provocante.
Antonio Syxty, direttore artistico con Gaetano Callegaro del teatro Litta,  ritorna  con questo testo in chiusura di stagione nella cornice del suo teatro con la complicità di tre bravi attori: Giovanna Rossi, Marianna de Pinto e Gaetano Callegaro.

La pièce inscena  l'incontro tra un Censore addetto alla valutazione di film erotici e Shirley Fontaine, cineasta che vuole convincerlo riguardo la bontà della nuova produzione in cui, a suo dire, non vi sarebbe pornografia ma sesso rappresentato come linguaggio dei corpi. Dai loro torbidi incontri emerge uno sguardo sul vissuto dei personaggi che si inabissa dentro la memoria personale tra desideri repressi e sessualità, complicato dalla presenza della moglie infedele.
L'azione si noda tra gli spazi vuoti di una scenografia invadente ed astratta composta da una gigantesca scrivania bianca dove persino i bicchieri e le bottiglie sembrano scivolare via e da un grande schermo geometrico su cui scorrono immagini in pellicola.

Il linguaggio è prettamente visivo, attentissimo agli effetti cinematografici, a discapito delle parole che patiscono il restare perennemente dietro agli occhi. Se permane la vena caustica e provocatoria unita a certi toni viscerali scompare via via la forza d'impatto di un testo scritto per turbare lo spettatore ma che qui, pur giovando di validi interpreti  tra cui la brava (seppur un po' troppo calcata nella dizione) Giovanna Rossi, fatica a tradursi in tutta la sua reale forza dirompente.

Visto il 20-06-2013
al Nuovo Studio Foce di Lugano ()