Soffia il vento sulle vele del Corsaro verdiano

"Il Corsaro"
"Il Corsaro" © Mirella Verile

Delle due opere scritte da Verdi per Trieste, la seconda in ordine di tempo – Stiffellio – si sta rivelando sempre più tappa importante della sua carriera. Quella precedente ”Il corsaro” – resterà relegata nel limbo dei lavori meno riusciti, come conferma ogni sua riapparizione.

In questo caso al Teatro Municipale di Piacenza, a chiudere la stagione 2017/2018. Per carità, momenti di rilievo ce ne sono più d'uno, ma è l'insieme drammaturgico a procedere a fatica. Colpa non solo del libretto bruttarello del Piave, ma anche del musicista che - lavorando di malavoglia - vi infuse poca ispirazione. Mai però prendere sottogamba Verdi, mai.



Debiti ed originalità

Infatti ”Il corsaro” è comunque lavoro arduo per i cantanti, impegnati tutti in disagevoli tessiture. Quanto allora Verdi dovesse a Donizetti si comprende dall'aria di Medora , che non sfigurerebbe nella Lucia. Con il suo andamento fluente e trasognante, dal bel carattere d'antan, ben si confà alla scintillante vocalità di Serena Gamberoni, lievissima e calibrata interprete. Quanto invece Verdi sappia essere originale ed innovativo, lo mostra l'aria di Corrado “Eccomi prigioniero”, per quel suo straziante accompagnamento dei bassi. Qui incontriamo il tenore peruviano Iván Ayón Rivas - 25 anni appena - voce emergente, e tra le più promettenti: generosa e squillante colonna di fiato, buon carattere scenico, e tutta la irruente giovanilità del suo personaggio.

Pure sarebbe da evitare qualche eccesso d'esuberanza, e da smussare qualche asperità nel fraseggio. Nella spigolosa parte di Gulnara nessun problema per Roberta Mantegna, cui la saldezza tecnica permette agili salite e discese, nonché l'offerta di centri ben compatti. Simone Piazzola sarebbe un Seid perfetto – voce, stile, espressività da vero interprete verdiano non gli difettano - se non si intestardisse a chiudere i suoi interventi solistici con impossibili puntature acute. Dal podio dell'Orchestra Regionale Emilia-Romagna dirige Matteo Beltrami, avendo idee chiare, polso ben fermo, massima attenzione alla tavolozza dei colori. Riesce poi nella non agevole impresa di donare coerenza ad una partitura alterna e scombinata, mettendone in buona luce le pagine migliori. Di più, in verità, non si potrebbe chiedere. Ineccepibile come al solito il coro diretto da Corrado Casati.



Spiegar di vele, su l'onde del mare

Anche ne ”Il corsaro”, come nel Simon Boccanegra, si respira aria di mare, si sente odor di salso, s'avverte il montar delle maree. Ben lo intuì Lamberto Puggelli nel mettere in scena questa sua memorabile versione apparsa a Parma nel 2004, e ripresa poi più volte in altre piazze.

Spettacolo esemplare come pochi, che dona a quest'opera inatteso vigore e in parte la riscatta; e che approda ora a Piacenza a cura di Grazia Pulvirenti Puggelli. Proiezione forte, intensa, teatralissima del poemetto byroniano, che ci porta dalla nave di Corrado dritto a quella di Seid - anche l'harem pare trovare posto su una tolda – tra sventolar di vele e vibrar di sartie, immersi in quel felice equilibrio di pieni e vuoti ricreato dalle scene di Marco Capuana, e ravvivato dai vividi costumi di Vera Marzot.


Spettacolo: ”Il Corsaro”
Visto al Teatro Municipale di Piacenza.