E' difficile per il lettore (o lo spettatore) di oggi rendersi conto dell'impatto che ebbe Il diario di Adamo ed Eva di Mark Twain all'epoca della sua prima uscita, nel 1906. Allora era inimmaginabile che un testo non religioso potesse anche solo riferirsi al mito biblico fondativo dell'occidente di Adamo ed Eva, figuriamoci se il testo affrontava l'argomento con una buona dose di ironia, proponendo alcune pagine di un presunto diario del primo uomo e della prima donna, dai quali emergeva un Eden molto vicino ai parchi naturali statunitensi dell'epoca, mentre Eva poneva divieti ecologisti e dava un nome a flora e fauna e Adamo, tra l'altro, non riconosceva Caino come suo figlio, confondendolo per un animale... Il testo (in realtà una collezione di testi diversi, alcuni dei quali pubblicati postumi), in Italia pubblicato nella sua interezza dalla Newton Compton, mostra un Adamo diffidente, superficiale, egoista, poco rispettoso e curioso del mondo, insofferente verso una Eva petulante, logorroica ed emotiva. Attenzione però, il cliché dell'uomo e della donna di oggi che riconosciamo in queste sommarie descrizioni non fanno di Twain un uomo prevedibile e scontato (anche se un po' maschilista forse sì...) dimostrano, al contrario, la lungimiranza del grande scrittore americano, il quale, attraverso una visione disincantata di Adamo ed Eva, mette alla berlina le resistenze teologiche e fideistiche alla scienza dell'epoca (Darwin) e, contemporaneamente, fa un'affettuosa apologia dell'uomo e della donna occidentali.
Difficile portare sulla scena questa cornice culturale, storica e politica contro la quale Il diario di Adamo ed Eva si staglia e prende spessore con tutta la sua verve letteraria. Chi ci ha provato di recente, come Lucia Poli, non ha sortito, almeno per chi scrive, risultati soddisfacenti.
Emanuela Dessy ha trovato una soluzione intelligente nella sua semplicità: prendere il testo e proporlo allo spettatore contemporaneo così com'è. L'operazione funziona il testo diverte e sorprende lo spettatore per la modernità di Twain: si stenta a credere che certe battute, certe notazioni ironiche sul "maschile" e sul "femminile" contemporanei siano state scritte nel 1906. La regia di Dessy si mette al servizio del testo sostenendolo con musiche moderne, dai Pink Floyd alla famosissima sigla del programma tv Mixer (con la quale sottolinea le uniche aggiunte al testo, discrete, mai inopportune e sempre efficaci) sviluppandolo tramite una impostazione, quasi, da lettura scenica: Adamo ed Eva leggono (in realtà recitano) le pagine del loro diario in favore del pubblico, Eva da un libro posato su di un leggio floridecorato, Adamo da un quaderno che infila virilmente nella tasca posteriore dei Jeans. Scene scarne, allestite in corso d'opera direttamente dai due protagonisti (gli alberi foresta che diventano addobbi natalizi nel finale idilliaco post cacciata dall'Eden). La regia si concentra sulla direzione dei due interpreti: Chiara Levratto alla quale Dessy impone, soprattutto all'inizio, una velocità di recitazione funambolica, e Mario Rinaldoni che dà al suo Adamo la classica sornionità maschile che piace tanto alle donne (o almeno ad Eva).
Non mancano dei momenti nei quali il racconto si fa scena come quando Eva, cantando (male) la canzone di Marinella, mentre si specchia in un corso d'acqua, cade con la testa nel fiume smettendo di cantare e agitando le braccia come una tartaruga a pancia all'aria (spassosissimo!).
Un allestimento semplice ed elegante il cui unico limite sta nello spettatore. In questa lettura di superficie infatti (che non vuol dire affatto superficiale) sta al lettore notare alcune caratteristiche diffuse ma non evidenti, presenti ma non primarie del testo, che la regia giocoforza ignora per i motivi e le difficoltà dette. Così se è vero che Eva è la classica femmina petulante e logorroica è lei, però, ad avere la curiosità scientifica, a dare nome ai fiori e agli animali, in maniera difforme dal cliché contemporaneo (maschilista) che vuole la donna oca, poco curiosa e sprovveduta. In Twain è Adamo lo sprovveduto e quello che Eva ama malgré lui même è l'amore che lui sa darle nonostante tutto. Considerazioni non proprio in linea con la visione moderna dei rapporti sessuati uomo donna cui lo spettacolo solo apparentemente sembra rifarsi.
Sta allo spettatore cogliere questi aspetti.
Evidentemente la regista ha molta più fiducia nel pubblico di chi scrive, un altro merito di Emanuela Dessy che sa fare teatro con molto amore, garbo e senza presunzione.
Roma, teatro Dei Contrari, dal 6 al 10 maggio 2009
Visto il
al
Dei Contrari
di Roma
(RM)