Giunge finalmente sulla piazza romana Il diario di Eva il nuovo spettacolo di Lucia Poli per la regia di Angelo Savelli, che firma anche il testo, un pastiche che commistiona fonti letterarie diverse.
Il tema dello spettacolo è l'impatto culturale e religioso che ha avuto la teoria evoluzionistica di Darwin, come recita il sottotitolo dello spettacolo (come Darwin ci cacciò dall'Eden). Savelli e Poli hanno usato brani di Mark Twain ai
quali hanno aggiunto nuove parti scritte ad hoc, con la supervisione, per la parte scientifico-filosofica, di Pierluigi Odifreddi.
Un testo sulla carta interessante che si rivela però debolissimo e inconsistente.
Lo spettacolo si apre nel giardino di casa Darwin dove Charles deve fare i conti con lo scetticismo di sua moglie Emma, fervente cattolica. Ne nasce un confronto serrato nel quale Charles cerca di dimostrare l'inesistenza di dio con delle considerazioni talmente deboli e malposte che qualunque ragazzo al primo anno di catechismo potrebbe contraddire e far cadere. Si sente la mano di Oddifreddi dietro le parole di Darwin, discutibili non già perchè provano a dimostrare l'inesistenza di dio, ma perchè, come ogni fervente ateo, per parlare di scienza pretendono che dio non esista. Uno scienziato fa scienza, non si gingilla con qualcosa di scientificamente irrilevante. Di più: per dimostrare la validità di Darwin non c'è bisogno di dimostrare l'inesistenza di dio, sono due cose che non hanno collegamento alcuno se non nella mente dei creazionisti (e degli atei che pretendono dio non esista ma poi passano tutto il tempo a parlarne poco importa se per dire che Dio non c'è.
L’arrivo del giardiniere riporta Charles alle sue occupazioni di botanico. Emma allora propone di costruire un monumento ad Adamo ed Eva (fu Twain, a proporlo, con velata ironia). Charles dubita siano mai esistiti ma Emma ha una prova
inconfutabile: il diario di Eva ritrovato nel giardino di casa (dentro una scatola appartenuta alla figlioletta, morta, dei Darwin). Il giardino si trasforma così nell'Eden, dove Emma diviene Eva e il giardiniere Adamo (è chiaro il riferimento
letterario al giardiniere di Lady Chatterly, e Simone Faucci, che interpreta entrambi i personaggi, ne ha le physique du rôle). Qui lo spettacolo comincia a funzionare, perchè prende a piene mani dai racconti di Twain. Lascia perplessi solo la velata misoginia di Twain che mostra Eva secondo i classici canoni del femminino dei primi del novecento, senza che, stavolta, Lucia Poli ne capovolga il significato mostrandone l'insensatezza.
All'inizio si rimane divertiti dalle considerazioni che Eva trae dal suo diario, ma quando si arriva al racconto della cacciata dal paradiso terrestre lo spettacolo gira un po' a vuoto.
Nel finale (nel quale non si parla più del diario né della figlia morta...), torniamo nel giardino dei Darwin dove vediamo Charles accompagnarsi con uno scimpanzé la cui somiglianza al marito fa dire ad Emma che forse le sue teorie non sono sbagliate. Testo fragile che si pone un grande obbiettivo senza provarsi nemmeno di raggiungerlo.
A parte la semplificazione madornale della vulgata evoluzionista che vuole che Darwin abbia detto che "l'uomo discende dalla scimmia", mentre il grande naturalista ha solo sostenuto che uomini e scimmie hanno avuto, qualche milione di anni fa, un antenato in comune, quello che lascia perplessi di questo spettacolo è la pretestuosità del suo farsi, il suo
proporsi contro il puritanesimo religioso (come spiega Lucia Poli stessa in un'
intervista pubblicata in questo sito), senza mai affrontare veramente le forti implicazioni etiche, scientifiche e politiche dell'evoluzionismo e, soprattutto, dei suoi detrattori, senza parlare mai, cioè, di creazionismo. Tutto lo spettacolo è incentrato su una visione laica, ironica e intelligente, del paradiso terrestre, ad opera di Twain, alla quale fa da contraltare un'impacciata cornice ambientata nel giardino di Darwin. Tanto valeva dedicare lo spettacolo nella sua interezza ai testi di Twain...
D'altronde sarebbe bastato accennare alle dichiarazioni dei tanti creazionisti (di ieri e di oggi) per far scaturire spontanea la risata o il sorriso, invece Savelli crede basti ambientare lo spettacolo nel giardino di casa Darwin per far nascere nel
pubblico una spontanea adesione all'evoluzionismo.
Lo spettacolo deve tutto alla recitazione dei suoi attori: Stefano Gragnani è un Darwin convincente (per il ruolo si è fatto crescere davvero dei basettoni ottocenteschi) e interpreta magnificamente anche il serpente-tentatore dell'Eden, divertito e irriverente, mentre Lucia Poli è in un continuo stato di grazia. Proprio per questo avrebbero meritato entrambi un testo migliore. Notevoli anche le scenografie e i costumi di Mirco Rocchi (che si rifanno ai quadri di Rousseau il doganiere), ma, si sa, quando di uno spettacolo si dice che son belle le scene...
Roma, teatro della Cometa, dal 24 Febbraio al 15 Marzo 2009.
Visto il
al
Teatro Pietro Aretino
di Arezzo
(AR)