Annoverato tra i classici ma poco rappresentato nei nostri teatri, Il Diavolo Bianco di Webster prende vita attraverso un adattamento moderno a cura di Riccardo Merlini e Carlotta Sfolgori, rispettivamente anche regista dello spettacolo ed attricein scena.
Per quanto avvezzi, grazie agli eventi che hanno scandito i nostri secoli ed anche alla psicanalisi di Freud, ad apprezzare l'estremità della tragedia in qualsiasi momento storico a partire dalla stesura, voler rappresentare il dramma di Webster è un rischio. La familiarità degli argomenti trattati non mantengono efficaci i risultati per una morale che poteva venire scossa qualche secolo addietro, benché Webster avesse nei confronti del pubblico la stessa opinione di noi per quella che definiamo tv spazzatura, regalando al pubblico scene che potessero smuovere solo sentimenti superficiali e stupore infantile suscitati da intrighi, passioni, morte.
Riccardo Merlini e Carlotta Sfolgori ovviano un primo ostacolo attraverso la riduzione e l'adattamento del testo in una forma più comprensibile, matenendo il linguaggio originario ma epurato dei concetti ridondanti tanto cari al teatro elisabettiano. Riccardo Merlini affonda la lama con la scelta di una scenografia minimal (un semplice telo rosso che diventa co-protagonita) ed un gruppo di attori che in scena abbiano la supremazia senza l'ausilio di 'elementi moderni' quali musiche e luci ad effetto. E lo fa brillantemente.
Una delle figure centali del dramma è Flamineo e come lo interpreta Fabrizio Loreti non è semplicemente un sfruttatore della sorella e uomo avido. Assume dei tratti umani, a volte giullareschi e leggeri che conferiscono al personaggio una sfumatura diversa rispetto al disegno di Webster. C'è un momento di forte tristezza che Loreti sottolinea quando Flamineo osserva sua madre delirante per la morte del fratello e fa intravedere la latente compassione che il personaggio porta con se.
Vittoria (Silvia Magazzù) è il diavolo bianco, una donna di intelligenza brillante che cerca di liberarsi delle catene del suo sesso. Lo scontro verbale con il cardinale Monticelso (voce di Carlotta Sfolgori) nella cruciale scena di corte rivela le reali potenzialità artistiche di Magazzù, riuscendo a rompere in modo figurato le catene di una oppressione che ancora oggi pesa sugli uomini.
Nel suo contraltare Isabella (una convincente Michela Malavasi) che, seppur attraverso la seduzione del corpo, rivela la sottomissione al marito. La faccia ordinaria della donna, quella in cui tutto il disprezzo di Webster si plasma.
L'ultima attrice in scena, Carlotta Sfolgori, la voce a Monticelso e Cornelia (madre di Vittoria, Flamineo e Marcello). Di tutto il cast la sua è indubbiamente l'interpretazione più completa per pathos, energia e presenza scenica.
Le altre figure maschili, oltre Flamineo e Giovanni, figlio di Paolo ed Isabella (interpretato dal promettente Davide Fasano) sono allusorie e poco incisive. Una scelta registica interessante che relega la misoginia di Webster in una dimensione più comprensibile per un pubblico moderno. Così Davide Colnaghi regala a Camillo (marito di Vittoria) una traccia di dignità e a Marcello la pietas. Antonello Azzarone un minimo di dubbio a Francesco De Medici e Stefano Ferrarini la debolezza al Duca di Bracciano.
E bravi tutti gli attori ad 'interagire' con il telo rosso, metafora delle scene e grande buco nero della vita posseduto da carne e politica. E' l'eloquenza, lo spirito e l'indignazione morale di Webster stesso. Credo che questa versione de 'Il Diavolo Bianco' possa effettivamente interessare una platea più folta e auspico alla compagnia la possibilità di riproporlo in futuro.