Prosa
IL DIAVOLO CUSTODE

Vincenzo Salemme ne sa una più del diavolo

Vincenzo Salemme ne sa una più del diavolo

Reduce dal grande successo del teatro Olimpico di Roma, con 32 mila spettatori in sei settimane, la nuova fatica teatrale di Vincenzo Salemme si appresta ora a calcare il palcoscenico del Diana di Napoli. "Il diavolo custode" è uno spettacolo atipico, vario, una commedia che abbatte la quarta parete, guarda negli occhi la platea, la interroga e interagisce con essa. Grazie alla bravura degli attori e dell'autore tutto sembra svilupparsi in tempo reale davanti agli spettatori, come fosse improvvisato. Salemme impersona il diavolo custode di Gustavo (Domenico Aria), uomo la cui onestà pare metterne in difficoltà la sussistenza e di conseguenza l'equilibrio familiare. Insieme ad un esilarante assistente "diavulillo" (Nicola Acunzo), di origini calabresi, sale sulla terra per dare una seconda possibilità al suo assistito invitandolo a reagire ai suoi fallimenti. La moglie Teresa (Floriana De Martino), suo fratello Amilcare (Giovanni Ribo') e la figlia Lucia (Raffaella Nocerino) portano Gustavo all'esasperazione, fino a chiedergli di andarsene di casa.

Una trama esile, quasi un pretesto per dar sfogo all'arte del mattatore Salemme, che ripropone personaggi e gag già ascoltate a teatro come al cinema, come quando veste i panni del postino o dell'uomo medio con lo stuzzicadenti sempre in bocca. Sono i travestimenti del diavolo custode, che continua a irrompere nella vita di Gustavo per provare a smontarne gli schemi. Il pubblico applaude divertito anche grazie al fondamentale apporto del bravissimo Nicola Acunzo, che tiene su il ritmo con esilaranti elementi di novità. L'orologio che ruota in videoproiezione si arresta sul monologo finale di Salemme, che spiega alla platea quanto è importante riconquistare il tempo dell'anima e della vita. Un po' filosofo e un po' cabarettista nel discettare delle differenze tra uomo e donna, l'autore napoletano invita il suo pubblico a parlare senza timore col diavolo che è in ognuno di noi.

Le scene di Alessandro Chiti appaiono essenziali ma ben congegnate, con quinte che a seconda dell'illuminazione sono ora grate, ora un cielo puntellato di nuvole. Tutto il resto lo fanno le videoproiezioni sul fondale e pochi praticabili scorrevoli divisi a metà per farci entrare ora in casa di Gustavo ora nel suo fallimentare bar "Vespasiano". Vincenzo Salemme fa ancora una volta centro nel cuore del pubblico, con grande empatia, concentrandosi sui temi dell'attualità come la crisi, l'evasione fiscale, il consumismo, la velocità vuota del mondo odierno. Il palcoscenico rappresenta l'inconscio di Gustavo, dove un diavolo probabilmente creato dalla mente di quest'ultimo insinua un tarlo: fino a che punto oggi conviene essere onesti? Il consiglio finale di Salemme è quello di vivere il nostro tempo e quindi la nostra vita al meglio delle nostre possibilità, nonostante ci abbiano "rubato la libertà di sognare un mondo migliore".

Visto il 27-02-2013
al Diana di Napoli (NA)