Prosa
IL DIO DELLA CARNEFICINA

Macerata, teatro Lauro Rossi,…

Macerata, teatro Lauro Rossi,…
Macerata, teatro Lauro Rossi, “Il dio della carneficina” di Yasmina Reza L'IMPOSSIBILITA' DI ESSERE CIVILI Una piattaforma circolare inclinata, isolata dal palco, come sospesa. Sopra due divani borghesi rossi, un basso tavolino cosparso di libri d'arte (il Bacon della mostra al Palazzo Reale di Milano ed altri) e mazzi di tulipani infilati in tre vasi pieni d'acqua. Due coppie, di differenti età ma coi figli coetanei. Cercano un chiarimento, dopo che un ragazzino ha colpito l'altro al viso con un bastone, causandogli la caduta di due denti ed altre lesioni. Emergono subito differenze fra le due coppie, o meglio si confermano quelle differenze che appaiono evidenti a prima vista, a partire dall'abbigliamento e dall'atteggiamento. A un certo punto una delle due donne si sente male e vomita e l'attenzione si sposta dai figli a loro stessi. Presto quello che era una parlare amichevole e conciliante precipita; i quattro si trovano uno contro l'altro in differenti combinazioni: una coppia contro l'altra, poi le donne contro gli uomini, ciascuno contro il proprio coniuge, poi tutti contro tutti. “Il dio della carneficina è l'unico dio che comanda dalla notte dei tempi”. Si creano equilibri improvvisi, strane ed incongrue alleanze, ma, nella sostanza, i quattro personaggi sono uno contro l'altro. Finiscono per ubriacarsi, perdendo ogni freno inibitore, arrivando ad offendersi senza tregua. Le posizioni si rovesciano di continuo in una guerra verbale. “Chissà perchè non riusciamo a fare le cose con leggerezza, chissà perchè rendiamo tutto così faticoso. La vita di coppia è la prova più disumana che dio ci abbia imposto”. Roberto Andò orchestra i quattro attori puntando sul verbale maggiormente che sul gestuale; nella prima parte dell'atto unico i protagonisti sono principalmente seduti, poi si muovono sempre circoscritti alla piattaforma, con rare uscite dietro le quinte dall'unica porta sul fondo aperta nella parete circolare grigiastra. Azzeccata la scena, esaltata dalle belle luci (tutto di Gianni Carluccio, come i costumi appropriati). Però ci trova poco d'accordo la nota di regia riportata nei programmi della stagione, che vede “un piccolo trattato morale di teoria della cultura” in quella che, semplicemente, è una commedia, neppure troppo ironica ed originale, basata su stereotipi. Molto bravi gli attori e bene affiatati tra di loro. Alessio Boni è Alain, spavaldo e arrogante, odioso nel suo essere sprezzante nei confronti di tutti, totalmente concentrato su sé stesso e sul proprio lavoro. Michela Cescon è una Annette sempre in allarme, capace di repentini cambi di registro. Silvio Orlando è Michel, tranquillo e pacioso in apparenza ma con una notevole dose di sarcasmo. Anna Bonaiuto è una signorile e controllata Véronique, interpretata con grande forza mimetica. Teatro tutto esaurito; il pubblico si diverte e ride, fin troppo; alla fine molti applausi. Visto a Macerata, teatro Lauro Rossi, il 15 aprile 2009 FRANCESCO RAPACCIONI
Visto il
al Traiano Comunale di Civitavecchia (RM)