Garry Essendine è un divo, il classico “idolo delle pomeridiane”. Gianfranco Jannuzzo è sicuramente istrionico sul palcoscenico, ma la parte del divo la recita solamente. Sì, però in maniera impeccabile. Non ci si aspetta di trovarlo nei panni (peraltro molto realistici) di una star isterica, vittima della sindrome da “ombelico del mondo” e, oltretutto, nel bel mezzo della tipica “crisi di mezza età”. Ma la risata arriva comunque. Anche se questo non è il solito Jannuzzo dei monologhi e delle commedie leggere firmate da Garinei.
Non avevo mai visto Daniela Poggi a teatro ed è stata una piacevole “scoperta”: garbata, attenta e padrona dei tempi del palcoscenico. Altro pregio di uno spettacolo come “Il divo Garry” è quello di aver riportato tre attori, transfughi dal musical italiano, alla prosa: sto parlando di Alberta Izzo e Giovanni Boni, reduci da un paio d’anni di tour con “Tutti insieme appassionatamente”, regia di Saverio Marconi, al fianco di Michelle Hunziker. Una sola parola: “aggiudicati!” (per riprendere un frequente intercalare del personaggio di Fred, il maggiordomo). A loro si aggiunge anche Davide Calabrese, anche lui proveniente da musical come “Grease” e “Tutti insieme appassionatamente”: ma il suo personaggio convince poco, forse perché non adatto alla presenza scenica di cui l’attore è capace.
Bravi tutti gli altri. A ragion veduta, “Il divo Garry” è uno spettacolo godibile e ben allestito, che trasmette un apprezzabile “spirito di compagnia”, che conferma l’affetto del pubblico nei confronti del non-divo Jannuzzo.
Torino, Teatro Alfieri, 25 gennaio 2008
Visto il
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Acacia
di Napoli
(NA)